Facebook e tv: nuovi risvolti in Italia

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In meno di due giorni la mobilitazione per chiedere all’Ordine dei Giornalisti un provvedimento serio contro il Tg1 dopo che per ben due volte è stata diffusa la notizia falsa dell’assoluzione dell’avvocato Mills, è arrivata a quota sessantamila membri, molti più dei fan della pagina del Tg1 su Facebook.

Il gruppo La dignità dei giornalisti e il rispetto dei cittadini, ispirato agli insegnamenti di Enzo Biagi, sta avanzando al ritmo di un nuovo iscritto al secondo, ma soprattutto un nuovo commento: segno che ai cittadini non basta più cliccare su “mi piace” o “iscriviti a questo gruppo” o “diventa fan”, ma ha bisogno di sentirsi parte della mobilitazione e del cambiamento che vuole vedere avvenire in Italia.

La fondatrice stessa, Arianna Ciccone, non si aspettava tanta partecipazione. Roba da far rabbrividire: in men che non si dica ne ha parlato L’Espresso, Repubblica, La Stampa, Il Fatto, decine di giornalisti su internet e altri numerosissimi blogger. E si sta già organizzando un evento su Facebook: un sit-in di fronte alla sede della Rai a Roma, per martedì 2 marzo alle 14.

Intanto, sul sito della Rai, il video relativo alla puntata incriminata è sparito, segno che le proteste su Facebook sono arrivate fino a lì senza nemmeno aspettare a domani (giorno in cui la letterà verrà spedita). E già L’Ordine dei Giornalisti del Lazio prende posizione: “Riteniamo che sia stato compiuto non un involontario errore (che peraltro non è stato seguita da alcuna rettifica) ma, dolosamente, una gravissima lesione della deontologia professionale e quindi chiediamo un’immediata apertura di un provvedimento disciplinare contro Augusto Minzolini e quanti altri siano riconosciuti corresponsabili della medesima truffa”.

David Kirkpatrick, giornalista al Fortune Magazine, la pensa così: “Sta succedendo in ogni paese, non solo in Italia. Quando le persone sono indignate la prima cosa che fanno ora è andare su Facebook e condividere con gli altri il loro punto di vista. Avviene dalla Nuova Zelanda, all’Egitto, all’Italia e in ogni paese in cui esista Facebook. È in corso una protesta in Canada contro il presidente con oltre 200mila partecipanti.  In Colombia c’è stata a inizio 2008 la prima grande protesta con 10milioni di persone. In Iran Facebook è uno degli strumenti principali che l’opposizione ha usato e il loro leader è ancora al potere, ma il messaggio è stato lanciato dal social network. Cliccare un bottone su Facebook non cambierà il mondo, ma è un modo per iniziare a far avvenire le cose”.

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