Facebook-UE: scontro sulla privacy

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L’Unione Europea va di nuovo all’attacco di Facebook. Gli organi regolatori della Commissione Europea hanno infatti richiesto un controllo ai database del famoso social network ideato da Mark Zuckerberg per capire come la privacy degli utenti venga tutelata dalle regole accettate dagli stessi in fase d’iscrizione.

L’organo Europeo vuole infatti rendersi conto di come Facebook faccia uso dei dati personali dell’utente che possono riguardare la sua sessualità, le sue tendenze politiche, le sue convinzioni religiose e le varie posizioni sociali prese in determinati argomenti, e se ci sono casi in cui il social network “venda” queste informazioni per pubblicità. 

Viviane Reding, vice presidente della Commissione Europea e Commissario per la Giustizia, ha detto che il problema non va sottovalutato perché bisogna garantire maggior trasparenza ai consumatori per far rendere conto loro come vengono effettivamente utilizzati i propri dati e le varie informazioni personali immesse sulle pagine di Facebook.

Con una vena polemica, Reding ha spiegato che l’azienda non deve sottrarsi alle rigide leggi sulla privacy imposte dall’Unione Europea solo perché di origine statunitense e quindi i cittadini degli Stati appartenenti al soggetto politico devono essere tutelati da questo punto di vista.

La vice presidente si incontrerà con il gruppo di Protezione Dati dell’Unione questa settimana per discutere appunto di Facebook o altri social network e capire eventualmente che misure prendere. Tra le ipotesi prese in considerazioni al momento c’è quella di rivedere l’accordo di sottoscrizione tra il social network e l’utente che permette a Facebook di fare libero uso dei dati personali immessi dallo stesso senza limitazioni di sorta. Si cerca ovviamente la collaborazione con il team statunitense capitanato da Zuckerberg per evitare inutili scontri legali.

Riguardo la vicenda, un portavoce della UK Information Commissioner ha illustrato ulteriormente cosa bisognerebbe fare, spiegando che se i dati vengono effettivamente venduti o concessi a terze parti questo dovrebbe essere messo in chiaro in maniera lampante sia in fase di iscrizione sia quando si procede a concedere le varie autorizzazioni a una determinata applicazione.

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