Dal Texas si torna a bomba sulla questione privacy

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Da quando sono nati e sono evoluti i social network, argomento fisso nelle rubriche dei magazine è quello della privacy. E sicuramente questo è un punto da tenere in considerazione per tutti gli utenti di questi siti perchè ogni giorno ci sono novità in proposito che danno ai malintenzionati la possibilità di risalire a dati personali che non vogliamo divulgare. La notizia arriva dall’Università del Texas dove alcuni ricercatori, facendo una combinazione dei dati disponibili on-line pubblicamente sono giunti a risultati non confortanti. Per fare questo test, i ricercatori hanno utilizzato due servizi abbastanza noti e nello specifico Flickr (portale di condivisione foto / video) e Twitter (l’ormai celeberrimo servizio di microblogging). A partire dai dati dei profili pubblici disponibili su questi siti, li hanno resi anonimi per verificarne la validità nei propri algoritmi. Lo scopo dello studio era di rilevare i dati sensibili basandosi solo sui dati pubblici ma soprattutto sulle correlazioni di utenti amici per capirne le derivazioni.

Ovviamente durante la ricerca per motivi ovvi sono stati rimossi nomi, indirizzi e ogni altro dato per identificare il soggetto.
Dallo studio è emerso che una semplice analisi c’è un’altissima probabilità di risalire con precisione anche ad una persona che cerca di detenere l’anonimato. Secondo Vitaly Shmatikov, professore di informatica presso l’Ateneo, i dati sono preziosi per i pubblicitari soprattutto, oltre che i male intenzionati. Tutti gli inserzionisti hanno interesse a conoscere nomi, interessi e contatti per poter creare advertising ad hoc.

Secondo Alessandro Acquisti, professore associato in Information Technolgy presso la Carnegie Mellon University ed esperto di privacy on line, si può presupporre che anche i dati che sembrano poco sensibili sono importanti. Continua Shmatikov: “Ad esempio l’algoritmo individuato può teoricamente impiegare i nomi di una band che piace a un determinato utente e i dati di amici che vanno a concerti di quella stessa band. Grazie agli algoritmi scoperti, si possono decodificare dati sensibili, come l’orientamento sessuale, partendo da dati ritenuti anonimi. Un quadro inquietante, ma non esiste nulla che somigli al completo anonimato. È semplicemente impossibile”.
I dati saranno presentati questo mese all’IEEE Symposium on Security and Privacy, per permettere agli utenti di prendere atto dei risultati.

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