Privacy su Facebook, il Time la mette in copertina

Non c’è pace per  Zuckerberg e i suoi.  Dopo le accuse arrivate da più fronti di non tutelare la privacy dei suoi 400 milioni di utenti su Facebook, ora per il creatore del Social Network le accuse arrivano anche dalla stampa tradizionale.

E se sul web fioccano gli articoli e i SN anti-Facebook, come Diaspora anche la stampa tradizionale decide di mettere sulla pubblica piazza gli affaracci interni e oscuri che riguardano le falle più evidenti di questa geniale creazione social, quelle sulla privacy.

Facebook fa pace con Zynga?

 

Dopo gli avvenimenti delle ultime settimane che hanno visto Facebook “lottare” contro le pretese di utenti per la privacy e mandare indietro Zynga per gli accordi sulla privacy, ecco che cerca adesso di mettere giù una soluzione definitiva sulla questione privacy e su quella che vedrà nel futuro del social network anche FarmVille.

Sulla prima vediamo che dopo un sondaggio pubblicato da Sophos, oltre il 60% degli utenti è risultato non contento della gestione della privacy da parte di Facebook, mentre d’altro canto hanno fatto riflettere l’oltre 83 milioni di contadini virtuali presenti su Facebook. Tutto questo probabilmente a seguito della “paura” del social network che il giorno dello sfratto da Facebook (il 31 Maggio 2010), sta avendo in questi giorni. Purtroppo tutti i gruppi per il “quit” da Facebook stanno spingendo e trovando gli utenti che aderiscono, proprio grazie al problema Privacy.

Facebook Let’s Day: tutto pronto per il 31 Maggio

 

Il 31 Maggio 2010, sarà di nuovo “festa”. Non una nuova festa nazionale, bensì una festa organizzata dagli utenti di Facebook…ma vediamo di cosa si tratta. Anni addietro, Facebook lancio il suo applicativo Open Graph API, per far divenire l’esperienza social ancora più coinvolgente per i propri utenti. Proprio contro a questo applicativo, che avrebbe dato enorme voce al popolo amante della privacy ecco che nasce l’evento Facebook Let’s Day. Gli ideatori sono Matthew Milan e Joseph Dee che hanno iniziato una campagna (di milioni di iscritti) per partecipare il 31 Maggio 2010 all’evento Facebook Let’s Day.
Si tratta praticamente di una sorta di incoraggiamento per tutti coloro che lamentano la mancanza totale di rispetto dei propri dati personali su Facebook a lasciare il portale definitivamente.

OpenBook, la privacy su Facebook non esiste

Chi si fida di Mark Zuckerberg? Nessuno, verrebbe da dire. Perché il creatore di Facebook, o forse solo furbo ladruncolo di idee geniali, anche se ricco e famoso, di certo non sembra interessarsi dei 400 milioni di utenti che ogni giorno affollano i profili del SN. Adesso, a insidiare la buona fede di questo ventiseienne in carriera, specialmente per quanto riguarda le falle nelle impostazioni sulla privacy di Facebook,  arriva anche un gruppo di ingegneri di San Francisco, che ha creato un sistema per svelare quanto siano profonde queste mancanze: è arrivato OpenBook.

Titolo emblematico, OpenBook significa proprio “libro aperto“, ed è un vero e proprio motore di ricerca di updates dei profili Facebook. Da OpenBook si possono scoprire le cose più disparate: tradimenti, giudizi su capi e su mariti, confessioni. Inconsapevolmente, ognuno di noi lascia sulla propria bacheca messaggi che parlano della nostra vita e della nostra intimità. Spesso, questi status non sono protetti e vagano per il web finché qualcuno, attraverso furbe parole chiave, non le scova.

Privacy, anche MySpace corre ai ripari

Privacy su Myspace

Il sempre più insistente dibattito che riguarda il grado di privacy a disposizione degli utenti sui Social Networks,  ha interessato anche MySpace, che ha deciso di correre ai ripari per non rimanere indietro agli altri.

Così, dopo Facebook con le nuove impostazioni sulla privacy, si è reso necessaria per il Social  una revisione etica: ai piani alti, infatti,  si è deciso di mettere a punto, a partire dalle prossime settimane, nuovi strumenti a disposizione dell’utente per migliorare la sicurezza del suo profilo.

L’Unione Europea attacca Facebook per la privacy

 

Diatribe ed ancora problemi per il social network in blu e la questione privacy. L’ultima riguarda una lettera di protesta che l’Organo Europeo di tutela della Privacy ha inviato al social network. L’Unione Europea ha inviato questa missiva perchè suppone come inaccettabili tutte le ultime modifiche che sono state apportate ai suoi servizi dal sito web di social networking nel settore privacy.

I dati incriminati sarebbero quelli che tentano di rendere pubblici tutti i dati provenienti dai profili di Facebook sui motori di ricerca. I rappresentanti dell’Autorità che hanno firmato la lettera, sono stati quelli incaricati alla protezione dei dati in tutti e 27 Stati. Dare “liberamente e senza ambiguità il loro consenso alla pubblicazione dei propri dati personali” è un diritto degli utenti.

Come si ruba un profilo su Facebook

Basta poco per essere un lamer su Facebook. Al contrario del cracker ha conoscenze informatiche piuttosto limitate e al contrario dell’hacker non agisce per imparare o migliorare. Sono diverse le modalità con cui queste persone si divertono sui social network, rubando i dati di accesso ai profili degli utenti, e tutti poco piacevoli. Vediamo i principali:

Il trojan – backdoor è la minaccia più diffusa ed è un vero e proprio programma che si autoinstalla e apporta modifiche a file importanti del nostro sistema operativo. Inserendosi grazie a “porte lasciate aperte” in browser e firewall, permette il controllo del computer dell’utente, che rimane all’oscuro di tutto ciò che il lamer fa dei suoi dati.

Il lavoro on line passa per i social network

 

Nella società del web 2.0, anche le attività sono andate a moltiplicarsi. Un tempo come professione del web, esisteva il grafico, il webmaster, il programmatore di database ed il regista grafico, mentre per le aziende bastava chi facesse hosting e qualche pioniere del search engine come Microsoft, Lycos, Yahoo e Google. Attualmente, con la nascita del social networking, assistiamo quotidianamente ad una moltiplicazione dei ruoli che ci sta offrendo la grande rete. Ma oltre all’aumento dei profili ricercabili, la stessa rete è diventata anche un modo per fare curriculum e principalmente selezione.
I casi più interessanti giungono, ovviamente, dagli Stati Uniti d’America, dove tantissime aziende, stanno cominciando a basarsi sulle visite ai profili social network dei candidati per valutarne storia e competenze.

Utenti delusi dalla nuova Privacy di Facebook

 

Le ricerche effettuate sugli utenti on line vogliono che gli utenti siano profondamente delusi delle nuove modifiche annunciate da Facebook per il suo social network. L’indagine è stata pubblicata da Sophos, una realtà che si dedica alla sicurezza informatica. La maggioranza degli iscritti al social network in blu (parliamo di circa il 95% degli intervistati), risulterebbe non proprio contenta delle modifiche di prossima implementazione alla privacy di Facebook, Un 3% ha risposto di non aver ben capito come cambino le cose, ed un 2% non si è lamentato. In primis, come critica effettuata, c’è l’invio automatico dei dati degli utenti alle applicazioni approvate dal network stesso sito. Questa funzionalità, è però modificabile manualmente dagli utenti.
Graham Cluley, senior technology consultant di Sophos ha dichiarato che: “Molti utenti di Facebook non sanno nemmeno bene come impostare le proprie opzioni sulla privacy in maniera sicura e soprattutto non dovrebbero ritrovarsi a disattivare un’impostazione del genere, ma nel caso ad attivarla, dopo aver fatto una scelta consapevole“.

Anche i giovani vogliono la privacy on line

 

Si pensava che solo gli utenti più “maturi” dei social network fossero parte attiva delle scelte di privacy attuate dai social network, ed invece non è così. L’immagine venuta fuori dalla ricerca effettuata dalle Università della California – Berkley e da quelle della Pennsylvania, hanno portato ad una conclusione completamente diversa.
Si nota infatti che i giovani tra età compresa 18 e 25 anni, ha una idea di privacy molto forte e la desidera navigando un social network.

Facebook dice NO al Panic Button

 

Tante le richieste che sono arrivate dall’ONG per la protezione dei minori, ma sembrano tutte essere state vane per Facebook. In primis ci sono state le richieste di una ONG inglese che per tutelare i piccoli, ha chiesto con più missive l’introduzione del Panic Button a Facebook tra le pagine del suo sito.
Ma cos’è questo rinomato Panic Button? Il “pulsante di panico” è già presente su molti dei social network on line, ed altro non è che un pulsante linkato che trasporta l’utente su un sito che riporta il comportamento da tenersi in caso di minacce informatiche.
Secondo quanto dichiarato dal network della BBC, Facebook ha evidenziato che il suo sito è di sicuro “uno dei più sicuri nel mondo” e per questo si è impegnato ad oggi a pubblicare solo ed esclusivamente il link che permetta di segnalare determinati abusi e che soprattutto sia direttamente collegato con il department della Child Exploitation and OnLine Protection (CEOP).

L’FBI è sui social network

 

Una notizia vecchia quanto i social network, eppure ancora in molti non ci credono che celata dietro la nuova richiesta di amicizia magari di una bella persona è legata la figura dell’FBI. E’ ovvio che chiunque si metta on line in un social network ha la consapevolezza del fatto che la privacy è un optional e che soprattutto non sa se potrà più diventare pieno padrone della propria vita, visto che dati personali, foto, video e tanto altro, basta che rimangano on line solo un secondo per diventare di pubblico dominio ed essere copiati, taggati, scaricati e quanto altro.
Di recente, l’organo americano FBI ha cominciato a sfruttare questa “valanga” di informazioni per tenere sotto controllo la situazione di determinati personaggi che vanno controllati con un occhio di riguardo.

Impazzano i malware su Facebook e Twitter

 

Purtroppo il lato buio della popolarità on line è quella dell’attacco dai virus e dai malware. Non sembrano esserne al di fuori le reti sociali come Facebook e Twitter, soprattutto perchè il loro principale mezzo di vita è la condivisione dei contenuti. Il pericolo quindi si chiama malware ed è un pericolo in costante aumento, dato che ha visto una percentuale del 70% du salita solo tra il gennaio ed il febbraio del 2010.
In primis, i malware raggiungono gli utenti tramite i semplici e noti link che vengono condivisi sul sito. I cyber criminali sfruttano questi link per far connettere gli utenti meno attenti a pagine pericolose oppure a siti truffa. Inoltre, si sta diffondendo anche la mania degli spammer di pubblicare qualsiasi cosa sui profili più visitati o sulle pagine aperte.