Su Facebook arriva il Panic Button

 

Dopo tante richieste, il social network in blue, nell’Aprile del 2010, aveva comunicato attraverso il proprio Safety Center, la possibilità di venire incontro a tutte le accuse fatte dalle associazioni per migliorare le sue performance in sicurezza, soprattutto per fronteggiare il cosiddetto cyber bullismo e per tutelare i minori. Ad attaccare il colosso, come già dicemmo tempo fa sono state principalmente le organizzazioni del calibro di Child Exploitation e Online Protection Centre (Ceop).
Ad oggi, tutto questo sembrerebbe essere stato risolto, grazie all’introduzione del Panic Button per la segnalazione di situzioni di abuso.

Canada: una class-action contro Facebook

Nuova class action contro Facebook. L’offensiva questa volta viene dal Canada, per la precisione dal Merchant Law Group che accusa Facebook di aver gestito in maniera inappropriata le informazioni degli utenti. La querela stavolta è partita dal caso di Donald J. Woligroski, cittadino canadese residente a Winnipeg e utente registrato di Facebook. Woligroski sostiene che Facebook ha commesso nei suoi confronti una grave violazione della privacy, utilizzando le informazioni del suo profilo a fini commerciali, in una maniera che l’utente non ha esitato a definire “molesta. Ma cos’è esattamente una Class Action?

Per Class Action s’intende un’azione legale collettiva condotta da uno o più soggetti che, membri della classe, chiedono che la soluzione di una questione comune di fatto o di diritto avvenga con effetti super partes per tutti i componenti presenti e futuri della classe.

Arriva per i social network il controllo dei minori

 

I minori, sono la fascia più debole in caso di attacchi on line e soprattutto con l’incrementarsi dei social network, l’aumento della tecnologia nelle case e soprattutto la possibilità di iscriversi ad un network sociale a soli 13 anni, la paura di chi sta accanto e segue i minori comincia a crescere. Questa paura crescente, per molti è diventato un business, che cerca di mettere le carte in regola il tutto vendendo costose assicurazioni o software “caccia pericoli”.

Proprio per questo motivo, vengono presi di mira e pubblicizzati da molte di queste aziende i casi on line di pedofilia e di cyber bullismo, oltre che stalking per permettere di incrementare da un certo punto di vista la paura e vendere questi software. Ma purtroppo con o senza business, i problemi sotto il punto di vista della tutela dei minori sui social network continuano a diffondersi ed i casi che si sentono sono sempre tanti.

Il baco di YouTube che fa paura a Google

Se pensate che Google sia intoccabile, e che la sua sicurezza sia a prova di bomba, vi state sbagliando. Ieri un gruppo di hackers ha messo in serie difficoltà il colosso di Mountain View prendendo di mira una delle sue creature di maggior successo, cioè YouTube. Tutto ha avuto inizio quando i membri del forum di 4chan hanno pubblicato un codice che permetteva di sfruttare una vulnerabilità di YouTube per alterare i commenti ai video del popolare network e far apparire all’interno della pagina scelta foto spinte, video pornografici, scritte e insulti vari.

Tutto è cominciato come uno scherzo, con il finto annuncio della morte del giovane cantante pop Justin Bieber, odiatissimo dalla comunità di hackers e perciò preso di mira. La notizia dapprima ha destato sconcerto tra gli utenti di YouTube, ma una volta scoperto il fake, sui video di YouTube hanno cominciato a scorrere altri messaggi inquietanti, che incitavano alla violenza e alla pornografia.

Facebook, lo strumento più utile nelle cause di divorzio

Un vecchio amico, un’ ex-fidanzata, un marito: da quando i Social Media hanno invaso la vita di tutti i giorni, non possiamo evitare di controllare la vita delle persone a noi care, o di quelle che ci sono state vicine in passato. Non dà soddisfazione vedere la nuova partner del tuo ex-compagno senza per forza andare a chiedere in giro e fare la figura del curiosone? Non è divertente controllare tutto ciò che accade nel nostro piccolo mondo, semplicemente con un click?

Basta uno status di Facebook a capire se quell’amico ha una moglie, una relazione complicata o è stato mollato da un momento all’altro. Ma non è detto che sia un bene, anzi: le informazioni che immettiamo sul nostro profilo, soprattutto quelle relative alle relazioni  e alle questioni di cuore, potrebbero un giorno essere usate contro di noi, quando meno ce lo aspettiamo. Magari in Tribunale.

Power Ventures trascinata in tribunale da Facebook

 

 

 

 

Facebook e Power Ventures, si trovano l’una contro l’altra in tribunale, per risolvere un problema giudiziario legato a clausole, condizioni d’utilizzo e richiami legali dovuti alla privacy degli utenti. Il social network in blue, questa volta si trova dal lato dell’accusa (e forse per la prima volta non dell’accusato), verso la società energetica, con l’accusa di aver sottratto informazioni riservate dal sistema attraverso gli utenti.
Il team vertice di Facebook in accordo con Mark Zuckerberg, ha parlato di una violazione delle condizioni di utilizzo di Facebook, perchè Power Ventures, permetteva a tutti i suoi clienti di effettuare il login su alcuni network tramite una interfaccia realizzata ad hoc che permettesse di recuperare i dati registrati in precedenza su Facebook.

Contrail è il social network per gli smartphone

 

Il nuovo concetto di social network, si sposa appieno con quello di geolocalizzazione e quindi, sempre più con quello di mobile device. Sono proprio gli smartphone, che faranno da supporto nel prossimo breve periodo ai social network, questo sia perchè le imprese stanno investendo nel settore, sia perchè gli utenti sono sempre più felici di poter “virtua socializzare” in mobilità senza vincoli fisici, ne dello stare davanti ad un PC.
Oggi parliamo di un progetto che fa sposare questi due concetti: Contrail. La nascita di questo progetto è basata su due fondamenti che sono il fondamento sul social network di Microsoft Azure, cioè, l’infrastruttura di Cloud Computing realizzata dalla casa di Redmond, e poi con uno scambio di dati cifrato che dovrebbe contraddistinguere il progetto dagli altri social network. Il tutto è attualmente in fase embrionale nella divisione Ricerca e Sviluppo di Microsoft.

FourSquare vietato in Cina

 

La popolarità ha anche un altro aspetto della medaglia, quello della censura se a qualcuno non si sta bene. Il servizio di geo social networking FourSquare, infatti, sembra non essere piaciuto al Governo cinese, che ha fatto nascere una protesto in Piazza Tiennamen per la liberalizzazione del software bloccato da un ordine emanato da Pechino direttamente agli ISP cinesi.
Come sempre, Internet e governo Cinese sono alle solite. Conosciamo bene le storie passate delle varie censure e filtri che non sono graditi al comando Cinese, e che di conseguenza onde evitare idee di rivolta, preferisce direttamente censurare i contenuti. Questa volta è toccato a FourSquare, che si è visto privare del continente mandarino come utenza. Già dai tempi dell’introduzione di Green Dam, però, tantissimi social network hanno capito che probabilmente il territorio Cinese non era fatto per loro ed infatti non hanno messo più di tante risorse a disposizione per il continente.

Madre, figlio e le violazioni di Facebook

 

 

 

Facebook, il social network delle violazioni di privacy per eccellenza è stato complice di un’accusa di violazione “in casa” che ha portato a conseguenze abbastanza complicate. Il sito, solitamente visto nelle notizie di cronaca come “il colpevole” della violazione sulla privacy, questa volta è solo il mezzo che ha reso nota una violazione e non invece la causa di questa violazione, ma procediamo per gradi.
Siamo negli Stati Uniti d’America, ed una donna americana, madre di un adolescente è entrata nell’account di Facebook del proprio figlio per pubblicare degli insulti allo stesso. Da qui, la denuncia del ragazzo 17enne, che ha portato a giudicare la donna colpevole di molestie virtuali. La signora a seguito di questa “operazione”, ha avuto la dislocazione e di conseguenza non potrà più avere contatti con il figlio ed in più è stata sanzionata per 435 dollari americani.

Facebook, le nuove impostazioni privacy non bastano

In molti credevano che le polemiche si sarebbero placate mercoledì pomeriggio, giorno del cambiamento per Facebook e per le sue impostazioni sulla privacy. Polemiche tali da spingere il CEO del Social Network Mark Zuckerberg a scusarsi pubblicamente con i suoi utenti, e a rivedere in fretta e furia il grado di protezione delle informazioni, a stabilire nuovi standard, nuovi tools, a cancellarne altri, a dissociarsi da certe dichiarazioni che gli sono state attribuite in questi giorni.

Ma così non è stato. I massimi esperti di Social Media Marketing, i siti specialistici e i blog di tutto il mondo hanno analizzato le aggiunte e le modifiche al sistema privacy di Facebook e hanno notato delle pecche, che, ovviamente, hanno subito rese pubbliche sui loro canali.

Il giorno delle modifiche di Facebook

 

Proprio ieri è stato un giorno molto importante per gli utenti di Facebook ed anche per gli sviluppatori, che dopo tanti giorni di lavoro fatto in fretta e furia per accontentare gli utenti, presentano le migliorie sulla privacy. A dare l’annuncio di queste novità fu proprio Chris Cox, vice Presidente di Facebook, una settimana fa durante la Conferenza TechCrunch Disrupt.
Facebook viene utilizzato da migliaia di utenti come punto principale di riferimento per incontri con i propri amici e familiari, principalmente per abbattere le distanze, ma come ha dichiarato anche Michael Arrington di TechCrunch, “la creatura di Facebook è definibile anche come un ottimo servizio di PR“. Di conseguenza, è sicuro che non tutti gli utenti (soprattutto quelli business) sia contrario all’utilizzo della privacy limitata di Facebook. Le modifiche che sono state fatte al sito di social networking, dovrebbero riuscire a far cambiare idea a tutti quegli utenti che hanno dato un consenso del 60% durante i sondaggi della Sophos per andare via da Facebook.

Facebook sempre più attaccato

 

Ormai è un continuum di attacchi a destra ed a manca contro il social network Facebook sempre sullo stesso argomento: la privacy. Il caso della settimana scorsa nato dalle “pubblicazioni blasfeme” del sito, e che hanno visto la chiusura del mercato Pakistano per il sito è stato solo l’inizio. Le proteste hanno portato al vicino Quit Facebook day previsto inizialmente per il 31 Maggio e spostato poi al 6 giuno, che verrà l’abbandono degli account di tantissime persone che aderiranno all’iniziativa.

Mark Zuckerberg, pensieroso di questo è in continua riflessione secondo i rumors su due siti web che molto probabilmente metteranno in crisi Facebook: OpenBook e Facebook Protest. Il primo, OpenBook è un motore di ricerca che è in grado di mostrare la vera falla del social network. Il sito è stato creato da un gruppo di comunicatori ed ingegneri di San Francisco, e permette a chiunque lo visiti di cercare tra gli aggiornamenti di stato degli utenti di Facebook di tutto il mondo.