Voti bassi? La colpa non è di Facebook

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E’ opinione comune che passare troppo tempo su Facebook danneggi il profitto di migliaia di adolescenti in tutto il mondo. D’altronde la tesi è facilmente condivisibile visto le ore che normalmente i ragazzi dedicano ai social network. Ma se parliamo di dati, le cose cambiano e anche l’ipotesi che Facebook sia per i giovani una sorta di Paese dei Balocchi finisce per crollare. Almeno così afferma Reynol Junco, professore alla Lock Haven University della Pennsylvania, e autore di uno studio che mira a dimostrare che Facebook non è l’unico colpevole del calo delle prestazioni scolastiche degli studenti americani.

Facebook in sé e per sé non è dannoso e non compromette il buon risultato accademico. Ma dipende da come viene usato.

La studio, pubblicato la settimana scorsa su Computer Human Behavior, è stato condotto su 1839 studenti universitari, e analizza il rapporto tra i diversi usi di Facebook e il grado di GPA (scala di valori usata nelle università americane per la comparazione dei voti) raggiunto dai ragazzi.

Il risultato dell’analisi dimostrerebbe che l’incidenza di Facebook sui voti universitari e sul grado di GPA varia notevolmente a seconda del tipo di attività che lo studente svolge sul portale. Ad esempio più uno studente perde tempo a chattare e inviare aggiornamenti di stato, più il suo grado di GPA tende a calare. La flessione invece è molto più lieve quando lo studente condivide link o si limita a leggere gli status degli amici. Ma questo non vuol dire che aggiornare spesso lo stato su Facebook sia l’unico fattore colpevole di una brutta media.

La correlazione tra il tempo passato su Facebook e un cattivo rendimento all’università esiste, ma solo quando una cosa sottrae del tempo all’altra. In pratica, se chiudiamo il libro per cinque minuti, postiamo un link su FB e dopo torniamo a studiare non succede niente. Ma la maggior parte degli studenti universitari americani dedica allo studio una media che varia tra una e cinque ore alla settimana, preferendo dedicarsi ad altre attività, tra cui Facebook. Però niente indica un reale rapporto di causa ed effetto.

Al contrario Reynol Junco è convinto che Facebook possa essere utilizzato efficacemente anche in un contesto educativo. Per questo motivo ha creato un gruppo Facebook per ciascuna delle sue classi, così da discutere anche online l’argomento delle sue lezioni.

Via | Mashable

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