La critica all’Italia del Web viene da AllThingsDigital

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Il Bel Paese visto sempre come uno dei più all’avanguardia nel mondo a partire dagli antichi romani, nella televisione e nell’arte dell’arrangiarsi perde tutto il suo fascino agli occhi dello straniero quando si parla di tecnologia. L’Italia che non ha dato illustri risultati per il settore dell’Hi-Tech, è stata sempre considerata comunque una nazione di approccio, di inserimento, di importazione e di migliorie di tecnologie che hanno dato un discreto successo.
Ad oggi con il cambiamento radicale del mondo, soprattutto quello Comunicativo / Tecnologico / Economico, qualcuno sta cercando di ridicolizzare la nazione…ma dall’estero.
La critica al Paese del sole viene da “All Things Digital”, un sito web che di recente sta cercando di imporsi tra i siti dell’Information Technology internazionale,  dove è stato pubblicato un video alquanto “fastidioso” per i tecnologi italiani. Gli autori tengono a precisare alcuni dettagli che probabilmente provengono da leggende metropolitane, quali ad esempio, che gli italiani non sanno pronunciare parole diffuse come “Facebook” oppure “Twitter”, oppure che gli italiani utilizzano l’iPhone ma non lo capiscono, o ancora in eccesso che l’Italia è l’unica nazione che ancora rimane abbindolata davanti alla televisione. L’articolo e la clip terminano con le spiegazioni date da alcuni intervistati sul perchè non utilizzano determinati media al posto degli altri con risposte selezionate probabilmente tra le più evasive.
AssoComunicazione e UPA (Utenti Pubblicità Associati) hanno organizzato un convegno dal titolo “Tutto cambia, cambiamo tutto?” con un sottotitolo che casca a fagiolo su questa discriminazione: “Viviamo una fase di grandi cambiamenti che stanno trasformando la nostra società, la nostra economia, le nostre aziende e di conseguenza anche il rapporto tra la marca e il cittadino-consumatore attraverso la comunicazione. L’onda del cambiamento, che ci piaccia o meno, non può essere arrestata e ci mette, pertanto, nella necessità di capire, di orientarci nella complessità del momento“.
L’uso strumentalizzato di certe domande agli utenti e soprattutto la messa in evidenza solo di determinate risposte non ha dato la lucidità di pensare ad esempio quali Mario Capecchi, Nobel del 2007 per la scoperta dei principi necessari all’introduzione di specifiche modificazioni genetiche nei topi; oppure ad Hydronet il robot italiano che vigila sulla qualità delle acque marine. Probabilmente l’idea di basarsi sul miglioramento della qualità della vita e non solo sull’aumento degli introiti delle aziende costruttrici per chicche spesso futili non è stato identificato come un punto a favore dell’innovazione Made in Italy. Non dimentichiamo che l’Italia è il Paese più vittima nel mondo del fenomeno del brain storming.

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