Italia, Paese povero di Web

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In periodo di crisi mondiale, si approfitta dell’ambiente pesante e di passaggio per fare dei conti e tirare delle somme. Le statistiche sono all’ordine del giorno ed i risultati non sempre sorprendenti creano passeggere mode che vanno a scemare non appena la situazione torna ottimale. L’ultima statistica riguarda il nostro Bel Paese, che dal 2007 al 2009, ha avuto una crescita dei navigatori da soli 23 milioni a 28 milioni di utenti. Questo tasso di crescita è stato ritenuto importante ma enormemente basso rispetto alla cifra di navigatori degli altri Paesi Europei.

In pratica solo un italiano su due utilizza la rete, mentre due su quattro utilizzano gli strumenti tecnologici per svago (PlayStation, Nintendo e consolle varie). I dati sono stati rilevati da un’indagine della Nielsen intitolata: “Separati in casa: gli italiani tra cultura e tecnologie“.

Questa ricerca ha portato a galla la situazione particolare che vive in Italia, che con un incremento della popolazione importante, non ha ancora visto un incremento dell’utilizzo della tecnologia, anche se è un Paese creatore e realizzatore dei contenuti culturali, tra i più cliccati al mondo.

A commissionare questa ricerca è “L’Osservatorio permanente sui contenuti digitali” che nel 2007 è stato creato dalle grandi associazione di creazione e gestione di contenuti culturali. Al centro di questa ricerca un fenomeno particolare: l’utilizzo dei social network, in cui ha avuto dei paragrafi dedicati il noto Facebook. Ebbene, sembra proprio che questa rete sociale sia riuscita a sostituire anche le vecchie riviste cartacee, al punto che il notebook ed il netbook vengono portati con se, anche quando “ci scappa”. Riguardo a ciò, è stato infatti annunciato dalla UE che chi non sa usare i social network probabilmente è a rischio esclusione sociale per cause di forza maggiore.

Un dato scottante che ci fa sembrare uno di quei Paesi indietro nel tempo. Resta comunque viva l’idea che i social network stiano cambiando il nostro modo di vivere la quotidianità e soprattutto il modo di creare le nostre relazioni sociali utili per lavoro e per il privato.

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