USA: Facebook fa saltare i processi

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Secondo i quotidiani nazionali statunitensi, negli Stati Uniti d’America, i social network sarebbero diventati una potente arma contro chi ha un processo in atto, sia dalla parte dell’accusa che da quella della difesa. Facebook & co. Avrebbero infatti il potere di bloccare i processi oppure di evitare che proseguano nel futuro. L’accusa e la difesa, infatti, esaminando Facebook potrebbero trovare delle opinioni dei giurati sul caso da giudicare e quindi diventare incompatibili con il processo.

Ovviamente questo discorso scuote notevolmente i protagonisti dei processi, questo perché ogni frase, post o parola pubblicata potrebbe essere equivocata e di conseguenza portare problemi ai processati. E sapendo gli americani come sono legati alla legalità del proprio Paese, ecco che la cautela aumenta. In Italia ovviamente non fa testo un discorso del genere, soprattutto perché siamo più legati al discorso intercettazioni e processi in TV.

Inoltre per i giurati, è prevista una pena anche a livello economico qualora diffondano delle informazioni definite privilegianti per gli imputati. Il social network preso a riferimento per le indagini è stato ovviamente Facebook, seguito a ruota libera da Twitter. Procuratori distrettuali e avvocati difensori quindi hanno aumentato il loro tempo sui social network per cercare di vincere le cause al pc oltre che in tribunale. A dare maggiore adito alla questione sulla stampa è stato il caso di Josh Marquis, il procuratore generale di Clatsop, nell’Oregon, che ha fatto fare delle ricerche su tutti i componenti di una giuria di un caso sulla pena di morte per un omicidio di teenager.

Amber Yearwood, consulente della giuria a San Francisco, dedicandosi a questo ha scoperto che uno dei giurati aveva addirittura postato su Facebook i commenti personali sul processo ancora in corso e quindi è stato sospeso dalla giuria, di conseguenza facendo si che venisse sospeso anche il processo. Una dichiarazione pubblica quindi molto pesante.

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