Twitter permette di ricevere messaggi diretti da tutti i follower

Twitter permette di ricevere messaggi diretti da tutti i follower

Sino a questo momento su Twitter non è stato possibile scambiare messaggi diretti, quelli inviati in privato e ben più noti con il nome abbreviato di DM, senza che due account non si seguissero a vicenda.

D’ora in avanti, però, le cose cambieranno. Il sito web The Verge ha infatti scoperto che Twitter consente ora di ricevere messaggi diretti da tutti i propri follower. Il vincolo precedentemente impost dal cinguettante social network non è più una condizione necessaria.

Twitter: sempre più aziende hanno follower fasulli

Twiter follower fasulli

Così come per Facebook ove è stato ed è tutt’ora possibile osservare numerose pagine che vantano uno spropositato numero di “finti” iscritti anche su Twitter, già da qualche tempo a questa parte, la pratica dei “falsi” follower sembrerebbe essersi diffusa in maniera sempre maggiore.

Su Twitter, infatti, si sà: gli account che dispongono di numerosi iscritti fanno riferimento o a persone o organizzazioni divenute celebri o, ancora, è qualcuno che scrive cose particolarmente interessanti.

Quali aziende utilizzano di più Google Advertising?

 

 

La pubblicità on line sembra esser diventata fondamentale per le aziende di tutto il mondo. Nell’ultimo anno è stato comunicato che Google ha guadagnato più di 38 miliardi di dollari e di questi soldi il 96% appartiene al mondo della pubblicità on-line. A proposito di questo, la società Wordstream ha curato un’indagine cercando di capire qualcosa in più su questo fenomeno e quali sono i settori aziendali che riescono a guadagnare di più attraverso gli introiti pubblicitari utilizzando Google Advertising.

Google+ apre all’utenza business

Buone nuove per Google+ che, dopo aver superato la fase di roadaggio a sfondo puramente social, mira ora a raggiungere anche la fascia d’utenza business estendendo inoltre i suoi orizzonti in direzione delle funzionalità di Google Apps.

È infatti questa la notizia che, nelle ultime ore, ha destato in maniera particolare l’interesse di tutti gli appassionati utilizzatori del neo social network e, in modo specifico, delle aziende che intendono servirsene per promuovere e gestire la propria attività in rete.

Le aziende italiane poco social

 

 

Nell’immaginario collettivo dei giovani è entrato di diritto il social network. Usurato, abusato ed utilizzato per buone finalità, sembra che ogni giovane possegga ormai un account su almeno uno dei social network presenti sulla grande rete.

Il problema sembra essere stato intercettato invece nel campo aziendale, dove le singole imprese non sembrano ancora essere pronte per accedere a pieno regime in questa nuova società dominata dal web. A dichiararlo un recente studio dell’Università Iulm di Milano, che ha mostrato come solo un terzo delle aziende italiane prova ad avvicinarsi a questi strumenti. La diffusione del brand tocca soltanto il 32% delle aziende, mentre nel ben 83% dei casi il sito web istituzionale non pubblicizza proprio la presenza su un social network.

Le aziende italiane non amano Facebook

Facebook aziende italiane

Le aziende italiane odiano Facebook. E’ quello che emerge da una interessante ricerca sull’uso dei social network in ufficio, svolta in America, Europa, Asia ed Oceania.

Il quadro che viene fuori è piuttosto negativo per gli impiegati italiani, più delle metà infatti non può accedere a Facebook dall’ufficio.

Le piccole società con i social network

 

E’ stato pubblicato anche per l’Italia, il bollettino della preferenza dei social network delle aziende. L’indagine partita su scala mondiale e commissionata dalla Regus è stata basata su tutti i social network più comuni come Facebook, Twitter, MySpace ed anche piattaforme tipo Ning. I risultati sono stati sicuramente diversi rispetto a quello che ci si aspettava in ambito aziendale.

Sembra infatti, che le aziende e le società di piccole dimensioni dimostrino una maggiore propensione (si parla di pochi punti percentuali) rispetto alle medie aziende nell’utilizzo del social networking come nuovo strumento di lavoro.

I Social limitano la produttività, banditi da 4 aziende su 10

Quattro aziende su dieci bandiscono i Social networks dai pc dei propri dipendenti. Lo dice una ricerca condotta su un campione di 257 aziende, che ovviamente non si occupano di web marketing (in quel caso, essere “social” è d’obbligo).

Se stare su Facebook almeno una volta al giorno è diventato fondamentale, se aggiornare lo status Twitter è d’obbligo, se mantenere su alti standard il proprio curriculum su LinkedIn è necessario per sperare di far carriera, di certo ai manager delle 4 aziende su 10 che hanno li hanno bannati dai pc interni poco importa.

LinkedIn compie sette anni, è il social network più vecchio

Ha compiuto sette anni il social Network che, più degli altri, dà veramente una mano ai suoi utenti nella ricerca di lavoro e nella creazione di contatti utili a costruirsi una buona rete di conoscenze. LinkedIn ha spento le candeline ieri, tra successi e traguardi.

Più vecchio di Facebook (2004), Twitter (2006) e Youtube (2005), LinkedIn ha visto la luce nel lontano 2002, anche se la moderna piattaforma ha preso vita nel Maggio dell’anno successivo.

L’e-governance è poca per l’uso dei social network

E-Governance

 

 

A dichiararlo è Cisco , l’azienda leader nelle indagini sulle strumentazioni hi tech ed il rapporto con i network. Secondo lo studio che riguarderebbe un periodo di stina tra Aprile 2009 e Settembre 2009, e che ha coinvolto tre tra le più importanti Business School tra Europa e Stati Uniti d’America, molte piattaforme di social networking, proprio a partire da Facebook e Twitter oltre ad essere più che stabilizzate nell’utilizzo quotidiano di utenti semplici, stanno sempre più amplificando la propria presenza all’interno degli ambienti.

 
La ricerca è stata effettuata su un campione di ben 105 rappresentanti di 97 aziende diverse, a loro volta con delle sedi in ben 20 Paesi diversi tra loro. Tra le aziende prese in esame anche alcune italiane. Al primo posto come utilizzo delle piattaforme di social networking, saremo ripetitivi, ma troviamo Twitter e Facebook. Da qui, l’utilizzo visto per migliorare il rapporto con i clienti ed i potenziali clienti, oltre ad uno spietato veicolo di brand awareness.

Frozen Frogs analizza le aziende e Facebook

Frozen Frog

 

 

Secondo la società di analisi, il numero di fan che una pagina di azienda ha su un social network, e nello specifico su Facebook, non sarebbe un reale metro di popolarità di un’azienda. Questo quanto riportato da Frozen Frogs, agenzia di analisi dei media, che ha basato la sua ricerca sulle centinaia di Pagine Fan presenti su Facebook per rilevare un E.R. (Engagement Rate) e valutare l’efficacia degli investimenti delle aziende sul social network.

 

 
Secondo il team di Frozen Frogs, l’E.R. permetterebbe in se di capire la reale interazione di utenti e marchio, e soprattutto di capire quali sono le argomentazioni che più riescono a colpire gli utenti tanto da permettere di apprezzare veramente un contenuto di pagina.

Social network e PMI: facciamo una stima

PMI

Lo studio di cui parliamo oggi, è stato condotto dalla A&F Research secondo le informazioni date dalla committente Trend Micro, per conto delle Piccole e Medie Imprese.
Da quanto dimostrato, le così dette PMI, sembrano aver paura dei social network e la A&F ha analizzato le potenziali preoccupazioni delle aziende. In primis, sono risultate le paure derivanti dalle soluzioni di sicurezza informatica e quelle legate alla conservazione dei dati sensibili. Basandosi su una scala che va da 1 a 5, le PMI intervistate hanno attribuito a questa paura, un valore medio di 2,68 alla perdita e/o furto dei dati aziendali e un 2,65 a quello dei dati personali caricati sui computer. Altro risultato ottenuto è quello che vede come protagonista il credit crunch (letteralmente “stretta del credito”), che varrebbe a significare un calo rapido e pesante dell’offerta di credito. Al credit crunch, è stato assegnato un valore di ben 2,61.

Cipriano Moneta e la professionalità del “suo” Xing

Di social network ce n’è sono a bizzeffe per il Web, basta solo cercare quello più adeguato alle proprie esigenze ed ai propri interessi per entrare subito in contatto con persone di qualsiasi parte del globo che condividono con noi gli stessi interessi.
Fatto sta che comunque, quando si parla di ambito Business e soprattutto di B2B, il discorso cambia, e si va alla ricerca di social network accreditati e soprattutto non sconosciuti per parlare di Azienda. Cipriano Moneta, country manager di Xing, ha illustrato recentemente il successo del social network in questione, parlando di questo fenomeno che è un boom europeo con oltre 7,5 milioni di utenti iscritti ed attivi. Secondo le sue dichiarazioni: “Siamo l’unica azienda 2.0 quotata in Borsa che è riuscita a mettere in pratica il modello della sottoscrizione da parte degli utenti: l’80% del fatturato deriva dalla sottoscrizione del fee mensile di 5 euro, il 20% dalla pubblicità“.

Social network e Communication Site: trasmettere i downtime

Quando destinare le comunicazioni alle aziende diventa difficile, ci vogliono i modi giusti. Soprattutto se siamo una azienda distributrice di servizi on line ed abbiamo un downtime improvviso. E’ il caso di hosting provider oppure dell’ormai noto Google che ultimamente sta crashando spesso. Ma vediamo secondo i canoni della principal maining quali sarebbero le soluzioni ottimali per utilizzare social network e communication site per non “tradire” i propri clienti.
Come primo step, può essere interessante avere sembre uno spazio web (seppur minimo) di riserva, dove effettuare un reminder di emergenza per inviare le comunicazioni.

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