Anonymous si scaglia contro Zynga: no ai licenziamenti di massa

Anonymous contro Zynga

Giorni fa, mentre Apple era impegnata nella presentazione dell’iPad Mini e dell’iPad 4, Zynga, la celebre software house nota per i suoi giochi social presenti su Facebook, ha annunciato tagli e licenziamenti di massa per i suoi dipendenti, un provvedimento questo conseguenziale all’insorgere di una difficile situazione economica.

La notizia, che ha fatto molto discutere nel corso degli ultimi giorni, è giunta anche all’orecchio di Anonymous, il noto gruppo di hacker acktivisti, che, proprio durante le ultime ore, ha minacciato Zynga.

Si lamenta dello stipendio su Facebook e viene licenziata

Licenziata Facebook

Questa storia arriva dall’Inghilterra, dove una donna di 37 è anni è stata licenziata per essersi lamentata del suo stipendio su Facebook. Stephanie Bon lavorava come responsabile delle risorse umane per il gruppo bancario Lloyds TSB, l’impiegata aveva aggiornato il suo profilo scrivendo “l’amministratore delegato di Lloyds riceve 4.000 sterline l’ora. Io solo 7.”

Il commento però è stato subito letto dai colleghi ed ovviamente anche dai dirigenti del gruppo bancario, che prontamente hanno licenziato la donna, perchè le sue parole hanno danneggiato gravemente l’immagine dell’azienda.

MySpace pronto a tagliare il 50% della forza lavoro

MySpaceIn queste ore circola una voce poco piacevole sul futuro di MySpace. Dopo il fallimentare restyling del sito, News Corp sarebbe in procinto di licenziare il 50% dei dipendenti di MySpace, più di 500 persone perderebbero l’attuale posto di lavoro.

La notizia non è ufficiale, ma l’azienda controllata da Rupert Murdoch ha intenzione di ridimensionare fortemente la forza lavoro attiva su MySpace. Il sito, probabilmente, non chiuderà nell’immediato, la piattaforma è comunque alla ricerca di un compratore, la vendita sembra essere la soluzione più gradita dai vertici della società.

Fired By Facebook, licenziati per colpa di Facebook

Fired By Facebook

Lamentarsi del proprio lavoro è normale, per molti è pura routine, nel bene o nel male lo fanno tutti, ma proprio tutti. Sì, anche voi che state leggendo questo articolo.

Da quando i social network si sono diffusi in maniera massiccia (Facebook, in particolare), molti lavoratori hanno iniziato a lamentarsi pubblicamente, sfogandosi online.

Lying down game: vietato ai professionisti

Lying down game

Ebbene prima o poi doveva succedere…l’ennesima moda in campo di esibizionismo lanciata dall’ormai onnipresente Facebook, ha cominciato a seminare le prime vittime in ambito professionale. Questa volta non parliamo degli ormai già noti licenziamenti dovuti a commenti negativi sull’azienda, o peggio, foto in cui vengono mostrati i momenti in cui non si fa nulla. Questa volta sotto accusa ci è finito il noto gioco Lying Down Game.

MySpace cede alle difficoltà e licenzia

Sembrava quasi prevedibile dall’ultima dichiarazione di Murdoch parlando di MySpace, quando si cercava di mettere una pezza (si dichiarò he: “I passi di ristrutturazione che abbiamo intrapreso preparano ad un nuovo capitolo di eccitante innovazione per MySpace”) sulla caduta libera degli accessi, e ad oggi sembra che l’incubo sia diventato realtà. Era il primo, il maestoso social network che si era accaparrato la fiducia e gli investimenti di Rupert Murdoch, ma non aveva messo in cantiere la nascita di un rivale: il temibile Facebook. Forse per il suo minimalismo, ma allo stesso tempo la completezza delle funzionalità, è riuscito a far trasferire ed affezionarsi gli internauti al suo stile lasciando a bocca asciutta il grande MySpace.

Facebook: giornalista licenziata per causa del social network

E’ un’altro caso di licenziamento per colpa di Facebook. Anche questa volta i “datori di lavoro” hanno trovato  dissensi rispetto al loro modo di pensare ed operare. La vittima in questione si chiama Olga Lumia, professione giornalista, anni 39. E’ stata licenziata dalla testata giornalistica dove lavorava in quanto sul social network, aveva linkato un articolo della Repubblica che parlava del Ministro della Giustizia Angelino Alfano.

Gran Bretagna: lo sfogo su Facebook le fa perdere il lavoro

Kimberly Swann, impiegata londinese aveva scritto su Facebook: “Il mio lavoro e’ noioso“. Questa la frase incriminata che è costata alla ragazza il posto di lavoro nella piccola azienda di Clacton dove lavorare. Le motivazioni secondo i responsabili del personale sarebbero nello “screditare” l’azienda on-line (anche se in realtà il nome dell’azienda non era mai apparso su Facebook).
Fatto sta che il datore di lavoro ha rilasciato alla stampa dichiarazioni del tipo: “Kimberley, primo giorno di lavoro, – oh my God – cosi’ noioso”. Al secondo giorno invece – Kimberly tutto quello che fa e’ macinare carta e fare fotocopie, oh my God“. Qui la chiamata del capo nel suo ufficio per dirle: “Ho visto i suoi commenti su Facebook, non voglio che la mia società venga screditata“.
Inutile è stata la difesa della giovane che lunedì scorso si è vista recapitare a casa la lettera di licenziamento immediato con il rapporto che cita: “Se non si sente appagata e non le piace, crediamo sia meglio concludere con effetto immediato il rapporto con la Ivell Marketing & Logistics“. Dalla sua Kimberly ha avuto però i sindacati che subito sono partiti legislativamente per tutelare la ragazza.
Non è il primo caso di licenziamento dovuto da Facebook, già il mese scorso erano stati buttati fuori alcuni impiegati di “Marks & Spencer” – la catena di grandi magazzini – perchè on-line aveva definito i propri clienti degli “idioti”. Stessa sorte ricordiamo a Novembre per i lavoratori della “British Airways” che parlavano dei passeggeri della compagnia con toni poco graditi definendoli “puzzolenti e fastidiosi”. Analogia i tredici steward e hostess che avevano descritto come “zotici” i viaggiatori della “Virgin Atlantic“.

Lo sfogo sul social network, viene visto come mezzo di comunicazione con i propri amici, ma molto spesso secondo gli psicologi, non viene dato giusto peso a ciò che si scrive “in pubblico”. Questo può essere un forte handicap per gli utilizzatori dei network, perchè creano un personal branding scadente che riporta a sicure conseguenze in ambito personale e lavorativo.