Google e Gmail oscurati in Iran

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Da oggi Google e Gmail saranno oscurati in Iran, il governo del paese ha preso questa decisione in modo da impedire ai cittadini di navigare sul web liberamente. In Iran Google e Gmail risultano già bloccati da tempo per le istituzioni e per le università, mentre i normali utenti avevano accesso al motore di ricerca di Big G.

Al Jazeera ridimensiona il ruolo di Twitter in Iran

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Capita spesso di sentir parlare della Green Revolution in Iran come una “Twitter Revolution”. Si tratta della forte protesta nata in Iran durante il 2009 e andata avanti a suon di tweet contro un regime che non solo è stato in grado di manipolare i risultati delle elezioni, ma anche di far tacere ogni tipo di oppositore e attuare una fortissima politica di censura.

Tutti noi siamo stati sorpresi ed entusiasti nel vedere come Twitter era riuscito in poche ore a contrastare il black out dell’informazione iraniana e a sensibilizzare tutto il mondo alla protesta degli iraniani. Delle donne e degli uomini che in quelle ore stavano lottando con il corpo e con lo spirito per la democrazia del proprio paese.

Facebook: basta con gli stati d’aggiornamento a scopo commerciale

facebookIn questi giorni, Facebook ha reso esplicito che non sarà più consentito scrivere messaggi o stati d’aggiornamento ove venga pubblicizzato un determinato prodotto. Il perchè di questa scelta? Semplicemente perchè la società non vuole che gli utenti traggano profitto dal proprio profilo, rivendendo a terzi i propri aggiornamenti o utilizzando la pagina stessa a propri scopi commerciali.

In questo modo verranno bloccate tutte quelle società esterne che pagano per fare pubblicità. Facebook vuole come sempre la sua percentuale di guadagno da ogni singola operazione, applicazione o altro ancora che sfrutti il proprio social network. Ma ce la farà a gestire 250.000.000 di utenti in questo modo?

Alltop, un aggregatore di social network e blog in stile Web 2.0

Se utilizzate i principali social network per leggere, discutere e diffondere informazioni, il servizio offerto da Alltop potrebbe esservi molto utile. Alltop è un aggregatore di fonti, dove per fonti non intendiamo solo notizie ma anche tweets e streaming dai principali social network. Alltop suddivide per categorie ogni argomento, ed elenca tutte le informazioni in una start page, una pagina web che permette di visualizzare tutti i flussi di informazione in una sola schermata. In questo modo è possibile mantenersi informati sugli argomenti che più ci interessano senza caricare altre pagine, risparmiando così un bel po’ di tempo.

Google e Facebook insieme per il “Farsi”

Come stiamo cercando di comprendere dalle nostre cronache quotidiane anche su IoChatto.com, l’Iran si trova in una situazione politica alquanto particolare che mette in seria difficoltà lo status di molti cittadini e Neda era uno di questi che ha pagato con la morte. Oltre che scendere in piazza e manifestare, molti cittadini iraniani, stanno mettendo on line i loro pensieri, le loro impressioni e soprattutto le proprie richieste d’aiuto. Il voto in Iran ha permesso l’assedio del Web da parte di personaggi coinvolti in questa vicenda e soprattutto di civili che si sentono pronti ad una rivolta contro un regime che non viene considerato giusto. Molto difficile farsi comprendere e capire le ragioni di queste persone, per chi del popolo medio iraniano non conosce la lingua madre Inglese e quindi continua a scrivere post sul proprio profilo spesso “incomprensibili” per chi non conosce la lingua iraniana.

La morte di Neda Soltani scatena la blogosfera

Era una studentessa di filosofia di 26 anni, Neda Soltani, una vittima sacrificata come simbolo della protesta contro il regime iraliano. La ragazza che è stata uccisa lo scorso sabato a Teheran è stata la vittima di una causa diabolica. Ad ucciderla lo sparo quasi certo di un cecchino dall’edificio di frote che in Via Karegar, ha annullato la ragazza mentre partecipava alla manifestazione anti governo per le elezioni presidenziali in Iran. La blogosfera sta continuando in suo onore ad aprire siti internet, gruppi su Facebook ed in molti sono coloro che usano la sua immagine come quella del profilo. Le foto, oltre all’unica sorridente che viene condivisa in rete sono quelle di una Neda morente, con il volto insanguinato.

Vademecum Twitter per i contestatori Iraniani

Ecco che le proteste iraniane, sembrano sempre più prender spazio su Internet e soprattutto sembrano approfittare della popolarità e dell’influenza che ha sulla popolazione mondiale il mondo dei social network. Il primo network utilizzato per le comunicazioni è soprattutto Twitter. La scelta strategica di quest’ultimo, è stata forse basata sulla semplice possibilità di mettere in rete i messaggi grazie ad una comunicazione tra cellulari. Il manuale che si sta diffondendo in rete, è un vademecum su come trasmettere le informazioni sulle proteste iraniane proprio su Twitter.

Politica e social network: spunti per la guerra

Come ben si sa, Internet è stato definito dai più grandi cultori e studiosi dei mass media, come il mezzo che identifica la democrazia per eccellenza. La possibilità data, infatti, di poter divulgare le notizie di proprio interesse con molta semplicità, oppure la stessa opportunità di essere in contatto con l’altra parte del globo data dai nuovi siti sociali (i social network per l’appunto), rendono sempre più “democratica” la vita anche delle popolazioni meno fortunate. Non esiste però un limite attualmente che vieti esplicitamente determinati contatti, se non come quello che il Governo Cinese ha di recente imposto ai produttori hardware per filtrare i contenuti delle ricerche on line (anche se la giustificazione del Governo è stata quella di preservare dalla pornografia i minori).

L’Iran banna Facebook in vista delle elezioni presidenziali

Altro che democrazia e libertà di scelta! Dopo il ban di Facebook dalle reti internet iraniane queste parole suonano strane. Il paese arabo ha difatti negato l’accesso al social network in vista delle elezioni presidenziali che si terranno a giugno, in quanto il rivale numero uno di Ahmadinejad, il premier Hossein Mousavi, iniziava ad avere un largo consenso da parte della popolazione con i suoi 5.000 sostenitori, che piano piano aumentavano. Una censura vera e propria. Non basta già la televisione e la radio ultra filtrate dal “regime”?