Perchè Facebook non vuole il pulsante “non mi piace”

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L’idea non è nuovissima, ma in questi giorni è tornata attuale, tanto da essere stata rilanciata perfino da Pete Cashmore, CEO di Mashable: aggiungere il pulsante “non mi piace” ai contenuti di Facebook, in modo da segnalare il nostro malcontento per questo o quel contenuto. Intervistato sull’eventualità di introdurre anche un “dislike button” nel layout di Facebook, il fondatore Mark Zuckerberg ha dapprima fatto intendere che la cosa era già in programma, ma successivamente ha rettificato la dichiarazione, spiegando che si trattava di uno scherzo.

Secondo le parole di Zuckerberg, il pulsante “non mi piace” non verrà mai aggiunto a Facebook, perché questo elemento non risulta in linea con gli interessi della compagnia. Il consenso nato attorno al Like button ha fatto in modo da abbattere quelle barriere psicologiche che frenavano gli utenti dal condividere link o diventare fan di una pagina pubblica di Facebook. Perciò sotto questo aspetto, introdurre un Dislike button sarebbe una mossa controproducente per il network.

Tuttavia, molti iscritti a Facebook sono di parere contrario, e spingono per la necessità di aggiungere quel “non mi piace” a Facebook, adducendo motivazioni che vanno oltre la semplice legge del marketing. La prima (e anche la più valida) riguarda i commenti su fatti di cronaca o notizie dal tono drammatico. In questi casi, cliccare su “mi piace” ci sembra un atteggiamento inopportuno, a prescindere dalle buone intenzioni degli utenti.

Ma un Dislike button non favorirebbe certo gli interessi dei grandi marchi presenti su Facebook, anzi potrebbe danneggiare irrimediabilmente il rapporto d’affari tra il social network e numerose multinazionali. Per esempio, immaginate cosa accadrebbe se migliaia di utenti cliccassero “non mi piace” sulla fan page della Coca Cola

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