Diaspora: prima beta pubblica

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Ve ne abbiamo parlato tante volte, quasi fino alla noia, ma sembra che l’odissea nascosta dietro al social network open source che prende il nome di Diaspora, non sia destinata ancora a finire, o meglio: sembra essere proprio all’inizio.
Girovagando per il web e soprattutto per i social network, abbiamo trovato infatti da qualche giorno on line, la prima versione beta pubblica del tanto chiacchierato social network Diaspora. Proprio come dicevamo in testa a questo post, circa un anno fa e più avevamo parlato delle radici di questo nuovo progetto, che vuole essere una sorta di riproposizione di un grande Facebook con i contenuti open source.

L’obiettivo principale di questo social network (a differenza di Facebook), sarebbe quindi non quello di fare soldi, ma semplicemente quello di poter attuare le condivisioni comuni tra utenti e curare le proprie amicizie virtuali, ma tenendo in primo piano qualcosa di inviolabile: la privacy dell’utente.

Diaspora ad oggi sembra già essere vivo da un po’, ma andiamo a capire come e soprattutto il perché. Gli utenti che si vedono “in giro” su Diaspora, infatti, sono alcuni dei primi utenti invitati nella fase alpha del progetto, quel momento di start up che viene lanciato spesso su una nuova piattaforma, per far si che si migliori giorno dopo giorno, diventando sempre più ricca e soprattutto più competitiva rispetto alla concorrenza.

 

Seppure parecchi di questi utenti, sentitisi stanchi dopo una serie di tira e molla e di dubbi su questo progetto, si sono tirati fuori, e quindi ad  oggi non risultano essere degli utenti attivi del social network, il sito di Diaspora, contiene ancora un bel po’ di materiale “umano” per poter cominciare ad utilizzarlo. Molte caratteristiche che abbiamo notato su questo social network sono palesemente riprodotte da Facebook e Google+, oltre che qualcosa di Twitter. Gli utenti, infatti già parlano di plagio palese del progetto di Google Plus.

529 commenti su “Diaspora: prima beta pubblica”

  1. The potential within all things is a mystery that fascinates me endlessly. A tiny seed already contains within it the entire blueprint of a towering tree, waiting for the right moment to emerge. Does the seed know what it will become? Do we? Or are we all simply waiting for the right conditions to awaken into what we have always been destined to be?

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  2. Virtue, they say, lies in the middle, but who among us can truly say where the middle is? Is it a fixed point, or does it shift with time, perception, and context? Perhaps the middle is not a place but a way of moving, a constant balancing act between excess and deficiency. Maybe to be virtuous is not to reach the middle but to dance around it with grace.

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  3. All knowledge, it is said, comes from experience, but does that not mean that the more we experience, the wiser we become? If wisdom is the understanding of life, then should we not chase every experience we can, taste every flavor, walk every path, and embrace every feeling? Perhaps the greatest tragedy is to live cautiously, never fully opening oneself to the richness of being.

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