Messaggi costanti su Facebook equivalgono a stalking

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La Cassazione ha dichiarato in questi giorni punibile con l’accusa di stalking, la persecuzione di un utente con messaggi continui attraverso Facebook. Ad attuare il provvedimento è stata la Magistratura Penale. Secondo la Corte di Cassazione, infatti, è ritenibile da punire per stalking anche chi perseguita con tag fatti su foto e video oltre che i messaggio continui sul social network. La sentenza identificativa del provvedimeno è la numero 32404 del 30 agosto 2010.
Il caso che ha fatto esplodere la scintilla è stato discusso dalla Corte Suprema che ha confermato la custodia cautelare pronunciata dal Tribunale di Sorveglianza di Potenza nei confronti di un uomo adulto, indagato per aver inviato una serie di filmati con contenuti osceni e fotografie personali e non a luci rosse alla propria ex. Per lui la colpa di aver commesso “atti persecutori di cui all’art. 612-bis c. p., introdotto con il D.L. 23 febbraio 2009, n. 11 meglio noto con il termine anglosassone “stalking”.


I video esaminati dagli inquirenti, ritraevano i rapporti sessuali tra i due e la goccia che ha fatto traboccare il vaso, è stato l’invio di uno di questi video sul profilo Facebook del nuovo compagno della donna. Così, l’uomo si è visto arrivare le forze dell’ordine in casa che lo avevano sottoposto agli arresti domiciliari, portandolo direttamente in carcere. A commentare l’accaduto, Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, che ha dichiarato che questi provvedimenti servono principalmente come deterrente nei confronti di alcuni utenti e cittadini che hanno un uso scorretto di alcuni social network, facendoli diventare in loro possesso, delle vere e proprie armi al servizio dei persecutori.

Non è la prima volta che ci occupiamo di cronaca legata a Facebook che riguarda persecuzioni e stalking, di conseguenza come si è adattata la giustizia Americana, sembra che stia arrivando anche al risvolto quella Italiana, così da rendere più sicura la presenza on line dei navigatori che vogliono semplicemente “divertirsi” con i social network.

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