Altervista: ecco come creare il vostro blog

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In questi tempi molte persone si interessano di blogging e desiderano aprire un blog personale. Parlare di sè, mettere proprie foto e video, farsi commentare e chi, per passione, decide di dedicare il proprio spazio per parlare di un determinato tema in modo approfondito e, successivamente, diventare un vero e proprio micro-editore. Molti dei servizi che offrono hosting per ospitare un blog costano parecchio e sono difficili da utilizzare, soprattutto per gli utenti internet che se ne intendono ben poco. Oggi noi di Iochatto vogliamo parlarvi di Altervista, una piattaforma web dove potrete creare il vostro sito in modo molto facile e gratuito.

Il servizio in questione offre:

  • Spazio web iniziale pari a 200 MB ed espandibile fino all’infinito,
  • Nessun limite imposto alla larghezza di banda (il traffico mensile parte da ben 10 GB espandibili all’infinito),
  • Pannello di controllo intuitivo per la gestione del proprio sito,
  • Nessun elemento pubblicitario inserito forzosamente nelle pagine che carichi,
  • Applicazioni installabili con un click (forum, blog, gallery, CMS),
  • Server FTP personale per il caricamento dei files grandi,
  • php4/php5 con numerose librerie installate, tra cui GD, CURL, mbstring, zlib, e supporto a connessioni server to server,
  • Database mysql disponibile da subito per ogni nuovo sito,
  • Numerosi circuiti pubblicitari messi a disposizione dalla comunità e che i webmasters possono utilizzare nei loro siti,
  • Registrazione a richiesta di un nome a dominio di secondo livello di tipo nome .com .net .org .info .biz,
  • Gestione .htaccess con supporto mod_rewrite e protezione cartelle con password,
  • Protezione FireSlayer™ e TippingPoint estesa ad ogni server della comunità,
  • Supporto SSI (Server Side Includes),
  • Pagine d’errore personalizzabili,
  • Spazio WAP ready, per la visualizzazione del sito sui cellulari WAP,
  • Servizio di backup completo e automatico del database mysql su base settimanale e possibilità di ripristino con un click,
  • Possibilità di pianificare backups ricorrenti, anche giornalieri, del proprio spazio web, ripristinabili anch’essi con un click,
  • Supporto per sottodomini illimitati,
  • Monitoraggio delle macchine e della rete 24h su 24, con intervento immediato in caso di guasti.

Particolarmente dinamico e “malleabile”. La caratteristica più interessante è il fatto che si possa installare, solamente con un click, wordpress sul proprio sito. Così addio problemi con collegamenti ftp e quant’altro. Oltre a ciò altro punto forte è la possibilità di monetizzare concretamente il proprio blog, grazie all’appoggio diretto di Altervista, che vi permette di inserire ogni banner che volete, e solo uno di essi deve essere dedicato al Servizio “ospitante”.

Il Pannello di controllo è molto pratico e semplice. Da esso potrete accedere alle varie opzioni che vi permetteranno di abbellire il vostro “spazio” e renderlo più potente. Ciò sarà permesso sia grazie al raggiungimento di determinate quote di Altercents (ottenibili sia grazie all’aumento di notorietà che ad un acquisto con soldi reali).

Per iniziare basta registrarsi nella pagina dedicata. Dopo aver compilato i relativi campi inserite il nome del dominio da voi scelto per il vostro blog e attendete che la mail di conferma (contentente anche i vostri dati riguardanti l’accesso ftp, password, ecc) vi arrivi sulla vostra casella di posta elettronica. Confermate la registrazione ed iniziate sin da subito ad usufruire del servizio.

16.706 commenti su “Altervista: ecco come creare il vostro blog”

  1. Most often since i look for a blog Document realize that the vast majority of blog pages happen to be amateurish. Not so,We can honestly claim for which you writen is definitely great and then your webpage rock solid.

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  2. Since India’s independence from Britain in 1947, the status of English in India has been deeply political – entwined with questions of identity, power, and national direction.

    Today, English is one of several official languages in India, spoken by about 10% of the population. Hindi is the first language for around 44% of citizens, according to the 2011 census.
    [url=https://trip-scan.biz]tripskan [/url]
    But in recent years, Modi’s BJP has placed particular emphasis on promoting Hindi and reducing the use of English in public life.

    The prime minister almost never delivers speeches in English, preferring Hindi for national addresses such as his monthly radio program. His administration has encouraged officials to use Hindi on social media and in government correspondence – though, after criticism from non-Hindi-speaking states, clarified that this was intended mainly for the Hindi belt in the north.
    https://trip-scan.biz
    трип скан
    When India hosted world leaders for the 2023 G20 summit in New Delhi, invitations were sent out from “Bharat” – the Sanskrit or Hindi name for the country – instead of “India,” fueling speculation that the government aims to ultimately phase out the country’s English designation altogether.

    Modi’s critics have been quick to note his political motives behind these moves.

    With its roots in the Rashtriya Swayamsevak Sangh (RSS), a right-wing organization that advocates Hindu hegemony within India, the BJP’s language policies resonate with many in a country where nearly 80% of people are Hindu.

    Analysts say the BJP is seeking to capitalize on this demographic by promoting language policies that strengthen its support base in the north.

    According to Rita Kothari, an English professor from Ashoka University, the government “is certainly interested in homogenizing the country and making Hindi more widespread.”

    But that policy can also backfire – in part because many regions, such as Marathi-speaking Maharashtra in the west – are staunchly proud of their local language.

    The violent clashes in the state’s megacity Mumbai earlier this month were sparked by the regional government’s controversial decision to make Hindi a compulsory third language in public primary schools.

    Pushback and protest has also been especially strong in the south, where English and regional languages such as Tamil, Telugu, and Kannada are valued as symbols of local identity and autonomy.

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