Al Jazeera ridimensiona il ruolo di Twitter in Iran

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Capita spesso di sentir parlare della Green Revolution in Iran come una “Twitter Revolution”. Si tratta della forte protesta nata in Iran durante il 2009 e andata avanti a suon di tweet contro un regime che non solo è stato in grado di manipolare i risultati delle elezioni, ma anche di far tacere ogni tipo di oppositore e attuare una fortissima politica di censura.

Tutti noi siamo stati sorpresi ed entusiasti nel vedere come Twitter era riuscito in poche ore a contrastare il black out dell’informazione iraniana e a sensibilizzare tutto il mondo alla protesta degli iraniani. Delle donne e degli uomini che in quelle ore stavano lottando con il corpo e con lo spirito per la democrazia del proprio paese.

Twitter: lo usavamo già prima che esistesse

twitterSembra strano ma è proprio così. Messaggi brevi, molto brevi, facili da inviare e da ricevere. Così si presentavano le cartoline a inizio ‘900, come dimostrato da un gruppo di ricercatori inglesi delle università di Lancaster e Manchester. A quei tempi, il servizio postale si adeguò alla grande mole di messaggi scambiati e arrivò ad effettuare quasi le 10 consegne giornaliere nelle città più importanti.

Era un fattore di cui non ci eravamo resi conto. Anche se presentati in via cartacea, il funzionamento era medesimo e soprattutto costava poco. Oggi invece abbiamo la fortuna di poter inviare istantaneamente messaggi a costo zero. L’unica pecca di Twitter è stato togliere il momento magico d’attesa della cartolina, tempi di riflessione e di speranza, che la nostra persona amata o amico ci risponda.