Salviamo gli animali con la foto del profilo

 

Se Facebook ha portato qualche innovazione nel modo di presentare il proprio “Io” sul web, sicuramente ritroviamo l’importanza del’immagine del profilo. Quella che un tempo si chiamava Avatar, oggi diventa l’immagine profilo di Facebook, espressione del se e tratto distintivo per farsi riconoscere. Ma negli ultimi periodi si sta sviluppando la volontà, attraverso questa immagine di manifestare qualcosa, protestare e soprattutto tentare di uniformarsi in qualche modo al mondo.

E’ il caso dei cartoni animati messi come sostegno dell’infanzia, oppure delle eroine dei serial e dei cartoon per sostenere i diritti delle donne. L’ultima che viene proposta sul social network è quella di sostituire la proprio foto, con quella di un animale contro i maltrattamenti sui nostri piccoli amici.

Egitto blocca i social networks ma poi ci ripensa

A seguito degli scontri in Egitto, molti social networks che si erano fatti portavoce delle proteste dei manifestanti sono stati bloccati per diverse ore. Il blocco ha colpito Facebook e Twitter per primi, e successivamente anche Google e YouTube.

I manifestanti pro-democrazia hanno utilizzato in maniera efficace i social media per diffondere notizie sugli scontri e condividere video e immagini che testimoniavano la violenza della repressione operata dal governo di Hosni Mubarak. Così uno dopo l’altro, Facebook, Twitter, Google e YouTube sono stati messi fuori uso.

Twitter mette in imbarazzo Berlusconi al vertice UE

La Twittersfera è stata protagonista di un incredibile episodio durante il vertice UE della scorsa settimana. All’interno della sede di Bruxelles era stato installato un Tweet-wall, cioè un maxi schermo gigante che mostrava in tempo reale tutti i tweets contenenti l’hashtag #EUCO. Ma il tentativo di collegare social networks ed eventi ufficiali è stato, in un certo senso, sabotato dagli utenti. Nel corso del primo giorno del summit, una marea di critiche rivolte al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha messo in imbarazzo i presenti e gli stessi organizzatori del Tweet-wall, lasciato volutamente senza filtri o moderatori.

Alcuni tweet chiamavano Berlusconi “un mafioso“, altri rimarcavano il fatto che il cavaliere era solito pagare “per il sesso e per i voti“.

YoVille: a seguito delle proteste degli utenti torna la Widget Factory

widget-factory

Vi ricordate dello sciopero virtuale di YoVille? Le proteste degli utenti contro la Zynga hanno funzionato, e la società ha annunciato che presto tornerà la Widget Factory, ovvero la fabbrica virtuale che permetteva ai giocatori di guadagnare coins svolgendo semplici lavoretti. Ma facciamo un passo indietro.

Nel mese di settembre, la Zynga ha preso una decisione impopolare, cioè quella di sostituire la Widget Factory, fonte primaria di reddito virtuale degli utenti YoVille, con la nuova fabbrica di dolci chiamata Sweets Factory, meno remunerativa e più difficile da gestire per la maggiore quantità di tempo da passare online a far le torte. Dopo 3 mesi di proteste, culminate poi in uno sciopero virtuale, la Zynga ha deciso di fare marcia indietro e ha annunciato che presto verrà ripristinata la Widget Factory.

Social network in Italia: situazione politica pressante

Facebook

 

 

L’aggressione a Silvio Berlusconi, sta portando dei riscontri nel modo di vivere i social network in Italia, che sembrano voler modificare le attuali modalità. La proposta di decreto Legge fatta qualche giorno fa sulla regolamentazione dei social network è stata trasformata in disegno di Legge

 

 A presentare questo provvedimento sarebbe il Senatore dello stesso PdL, Raffaele Lauro. Il Senatore, propone in questo disegno di voler punire chiunque sui social network istiga a commettere degli atti pericolosi contro la vita e contro l’incolumità delle persone.

Su YoVille nasce lo sciopero virtuale

sweet factory

YoVille uno dei più grandi mondi virtuali presenti su Facebook, ha recentemente sperimentato la prima protesta virtuale nei confronti di un importante modifica del gioco che ha cambiato il modo in cui gli utenti possono guadagnare i coins, cioè la moneta virtuale di YoVille. Se prima era sufficiente entrare nella Factory di YoVille per guadagnare coin, adesso le cose si sono fatte più complicate. La vecchia Widget Factory è diventata una fabbrica di dolci (Sweet Factory) dove gli utenti possono guadagnare vendendo le torte, ma allo stesso tempo perdono un po’ di coins ogni volta che le preparano, a seconda degli ingredienti utilizzati. In questo modo, il guadagno è minimo, ma c’è di più: bisogna togliere le torte dal forno a intervalli regolari, prima che si brucino, altrimenti non si potrà più venderle.

La protesta degli utenti si basa anche su questo: può un mondo virtuale condizionare il nostro mondo reale imponendo obblighi ed orari? Gli utenti di YoVille hanno detto di no con una petizione e con il primo sciopero virtuale di YoVille.

Il 17 settembre 2009, centinaia di avatar si sono dati appuntamento nella Sweet Factory vestiti con un barile di legno per protestare contro il basso salario virtuale imposto loro dal gioco.

Di seguito il video del primo sciopero virtuale di Yoville.

Vademecum Twitter per i contestatori Iraniani

Ecco che le proteste iraniane, sembrano sempre più prender spazio su Internet e soprattutto sembrano approfittare della popolarità e dell’influenza che ha sulla popolazione mondiale il mondo dei social network. Il primo network utilizzato per le comunicazioni è soprattutto Twitter. La scelta strategica di quest’ultimo, è stata forse basata sulla semplice possibilità di mettere in rete i messaggi grazie ad una comunicazione tra cellulari. Il manuale che si sta diffondendo in rete, è un vademecum su come trasmettere le informazioni sulle proteste iraniane proprio su Twitter.

Ora Facebook chiede agli utenti l’approvazione dei termini d’uso

C’è stata una piccola rivoluzione nell’universo Facebook che non poteva passare inosservata a noi di IoChatto.  Finalmente Mark Zuckerberg chiederà agli utenti di approvare i nuovi “terms of use” di Facebook. Il primo passo di questo cambiamento nella politica aziendale del famoso social network, è stato sicuramente il ripristino dei vecchi termini d’uso, a seguito delle lamentele di numerosi utenti, che ha visto in prima fila il gruppo da noi creato per protesta contro i cambiamenti al contratto finale avvenuti a febbraio. Ma dopo tante critiche, ora Facebook si prepara a presentare una bozza che apre al giudizio degli utenti.
Zuckerberg, però, non si limita a questo.

Per rendere la sua proposta chiara e comprensibile anche agli internauti meno esperti, il boss di Facebook promette che stavolta il contratto sarà scritto in termini chiari e senza ambiguità che si possano prestare a diverse interpretazioni.

La censura di Facebook scatena le mamme

Con le nuove norme della policy di Facebook, viene vietato l’inserimento delle immagini di allattamento. E’ questo che non è piaciuto alle tante mamme che frequentano Facebook, cioè, il censurare un atto così bello e naturale come l’allattamento di un bambino.
La protesta con natali in Palo Alto (California), va avanti da mesi perchè Facebook ha vietato categoricamente l’esposizione seppur innocente delle parti del corpo in foto e video pubblicati. Sono nati così gruppi di protesta su Facebook ed è stata pubblicata in rete una lettera che sostiene diversi punti a favore dell’allattamento. Punto cardine quello che si basa sulla non morbosità dell’atto dell’allattare.
Anche i gruppi si scatenanto infatti il “Hey Facebook, l’allattamento al seno non è osceno” conta già oltre 80mila iscritti.