Facebook, eliminata l’emoticon Mi sento grasso

Probabilmente in pochi, anzi in pochissimi ci hanno fatto caso ma nel corso delle ultime ore su Facebook è stata rimossa l’emoticon Mi sento grasso che raffigura una faccina contenta ma, appunto, “grassa”.

Immagine utilizzata per promuovere la petizione su Change.org per rimuovere l'emoticon Facebook Mi sento grasso

La scelta del social network di rimuovere l’emoticon in oggetto è tutta da ricercare nella forte pressione portata da una petizione su Chage.org intitolata “Fat is not a feeling” e lanciata dall’associazione Endagered Bodies. “Fat is not a Feeling” è stata lanciata sulla piattaforma di attivismo online in otto diversi paesi nel mondo dagli attivisti dell’associazione, tutte persone che nella loro vita hanno dovuto combattere con disordini alimentari e con problemi legati alla percezione di sé.

Facebook: il Tibet vuole la sua capitale anche nel profilo utente

La rete no-profit Tibettruth ha lanciato una campagna online affinché Facebook modifichi alcune impostazioni del profilo, nello specifico la scelta del luogo di nascita e di residenza, e permetta ai Tibetani di indicare Lhasa come città che fa parte del Tibet, anziché della Cina.

La rete di Tibettruth intende lottare per l’indipendenza per il popolo del Tibet anche sul social network di Mark Zuckerberg, che a quanto pare stenta a riconoscere Lhasa come capitale del Tibet, e a questo scopo sta approntando la prima petizione online, come riporta sul suo sito.

We are asking that Facebook kindly review its current profile format to enable Tibetans to select, as their hometown Lhasa, TIBET.
Currently when Tibetans open an account they are denied that choice and can only select ‘Lhasa, Xizang, China,’ as option that endorses the bogus claim that Tibet is part of China.

Su YoVille nasce lo sciopero virtuale

sweet factory

YoVille uno dei più grandi mondi virtuali presenti su Facebook, ha recentemente sperimentato la prima protesta virtuale nei confronti di un importante modifica del gioco che ha cambiato il modo in cui gli utenti possono guadagnare i coins, cioè la moneta virtuale di YoVille. Se prima era sufficiente entrare nella Factory di YoVille per guadagnare coin, adesso le cose si sono fatte più complicate. La vecchia Widget Factory è diventata una fabbrica di dolci (Sweet Factory) dove gli utenti possono guadagnare vendendo le torte, ma allo stesso tempo perdono un po’ di coins ogni volta che le preparano, a seconda degli ingredienti utilizzati. In questo modo, il guadagno è minimo, ma c’è di più: bisogna togliere le torte dal forno a intervalli regolari, prima che si brucino, altrimenti non si potrà più venderle.

La protesta degli utenti si basa anche su questo: può un mondo virtuale condizionare il nostro mondo reale imponendo obblighi ed orari? Gli utenti di YoVille hanno detto di no con una petizione e con il primo sciopero virtuale di YoVille.

Il 17 settembre 2009, centinaia di avatar si sono dati appuntamento nella Sweet Factory vestiti con un barile di legno per protestare contro il basso salario virtuale imposto loro dal gioco.

Di seguito il video del primo sciopero virtuale di Yoville.