Facebook, contratto tra padre e figlia per non usare il social network

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Che Facebook possa creare una certa dipendenza è oramai cosa ben risaputa ma che un padre disperato per sua figlia e per l’eccessivo uso, o per meglio dire “abuso”, che quest’ultima fa del social network arrivi a pagarla stipulando con lei un vero e proprio contratto è sicuramente una novità.

Ebbene si, tra le tante stranezze che accadono nel mondo del social networking anche questa fa parte di quelle.

Dipendenza da Facebook, come riconoscerla e combatterla

Facebook è una droga? Gli psicologi americani sono convinti di sì, tanto da aver coniato una parola ad hoc per identificare la dipendenza da Facebook, cioè FAD, un acronimo che sta per Facebook Addiction Disorder. La dipendenza da Facebook, insomma, sarebbe molto simile a un disturbo del comportamento alimentare come la bulimia, ma i soggetti affetti da FAD, per la maggior parte adolescenti, invece di sentire il bisogno compulsivo di ingerire spropositate quantità di cibo, hanno il bisogno compulsivo di accendere il PC e farsi nuovi amici virtuali, magari per compensare la mancanza di amici in carne ed ossa.

A prima vista, questa può sembrare un’esagerazione, però è innegabile che Facebook abbia sostituito quei tipici comportamenti da teenager come le interminabili telefonate fra amici. Perciò come facciamo a capire se per noi Facebook è solo un gioco e oppure se è questo social network è diventato una pericolosa dipendenza?

Facebook e Twitter creano più dipendenza di alcol e fumo

L’espressione “Facebook è come una droga” è senz’altro abbastanza comune tra la vasta utenza, sia tra i più accaniti utilizzatori del ben noto social network in blu sia tra coloro che, invece, si guardando, per un motivo o per un altro, dall’utilizzare la celebre risorsa.

Tale espressione, impiegata solitamente per indicare la dipendenza creata dal social network sui suoi utilizzatori, trova però riscontro nel recente studio della University Of Chicago Booth School Of Business pubblicato, nel corso delle ultime ore, su Psychological Science.

Misura la tua dipendenza da Facebook

Il social networking compulsivo può essere paragonato a una malattia? I pareri sono spesso contrastanti, eppure gli esperti hanno già diagnosticato circa 350 casi di FAD (Facebook Addiction Disorder), un intenso malessere che colpisce chi non riesce a loggarsi almeno una volta al giorno su Facebook.

Ma come si misura la dipendenza da Facebook? Il sito AllFacebook propone un divertente test che ci permette di individuare i cosiddetti “comportamenti a rischio“. Più “sì” accumulate, più alto sarà il vostro livello di FAD.

Condannata la donna che ha lasciato annegare il figlio per giocare a Cafe World

Shannon Johnson è stata condannata a 10 anni di prigione per aver lasciato annegare il figlio mentre giocava a Cafe World su Facebook. Il bambino, di appena 13 mesi, è stato lasciato da solo per quasi 10 minuti mentre faceva il bagnetto, perché la donna era troppo presa dal popolare gioco Facebook.

La donna, accusata di negligenza, è diventata un triste esempio di come i giochi Facebook provocano dipendenza. Ma a voler scavare a fondo, quello di Shannon Johnson non è stato, purtroppo, l’unico caso in cui la passione per i social games ha portato a conseguenze tragiche.

Pet Society crea dipendenza? Fai il test e scopri se sei a rischio

Pet Society può diventare una droga? Il popolare gioco Facebook tiene ogni giorno inchiodati davanti al video migliaia di adolescenti, ma anche di adulti. Se tu sei tra questi, e hai paura di essere diventato troppo dipendente dal gioco, fai il test, prova a riconoscere quanti tra questi comportamenti a rischio ti appartengono, e scopri come uscire da questo circolo vizioso.

E se non ci riesci, puoi sempre farti due risate.

I social networks allontanano i ragazzi dalla lettura

lettura

Secondo un recente rapporto del Censis, l’uso continuo dei social networks allontenerebbe i ragazzi dalla lettura. Periodicamente vengono lanciati accorati appelli perchè in Italia non si legge abbastanza e di conseguenza si vendono sempre meno libri. E’ una preoccupazione giustificata, soprattutto quando proviene dagli addetti ai lavori che adesso però hanno un nuovo nemico, cioè Facebook, Twitter, e tutti quegli strumenti di comunicazione e chat che costringerebbero i più giovani a passare ore davanti a un PC, togliendo così il tempo alla lettura.

La top 5 delle chat e social networks più utilizzati nel nostro paese è capitanata da Facebook (61,6%) seguito da YouTube (60,9%), poi Messenger (50,5%), Skype (37,6%) e fanalino di coda MySpace con appena il 31,8% di utenti attivi. Questi strumenti sono amatissimi soprattutto dai più giovani, che pur di rimanere connessi, sacrificherebbero altre attività “collaterali”, prima di tutte la lettura.