Quante ore passi su Twitter? Nuova truffa scam a danno degli utenti

Un nuovo tentativo di frode online affligge il piccolo microblog di Twitter, che in questi giorni è invaso da decine di messaggi che invitano gli amici a provare una nuova applicazione per sapere quante ore al giorno si passa su Twitter. Questi messaggi vengono spediti dall’account dell’utente a sua insaputa, ed il testo è in inglese, ed è identico in tutti i casi: I have spent 11.6 hours on Twitter. How much have you? Find out here (segue link).

Il link porta l’utente a una pagina che tenterà di collegare a Twitter un’applicazione chiamata “Time on Tweeter“. L’applicazione, se installata, diffonderà ulteriormente il messaggio attraverso l’account del proprietario senza il suo consenso, diffondendo così lo scam per tutto il blog.

Mark Zuckerberg ha rubato l’idea

 

Vecchi ricordi nuove accuse per il realizzatore (arrivati a tali accuse) del social network più diffuso al mondo: Facebook.
Il supporto web nato come elenco universitario e sviluppato da un giovane adolescente di nome Mark Zuckerberg, ha fatto si che in qualche anno si sia creato un nuovo fenomeno mediatico che è riuscito a portare tanti nuovi utenti sulla rete, ed anche tanti soldini nella tasche del manager giovane.
In questi giorni, il blog Business Insider, ha proposto una serie di situazioni e comportamenti di Zuckerberg a partire dal 2004, anno di battesimo del progetto, che hanno dato al giovane il palmares di “non pulito”. In primis, ci sono una serie di accuse sul fatto che all’Università di Harvard, girassero già una serie di versioni del codice di Facebook molto simili alla sua ed antecedenti alla sua. L’esempio più palese è HarvardConnection che si è poi trasformato in ConnectU.

Nuovo attacco scammer su Facebook

Facebook scammers

Il blog di AVG avvisa gli utenti Facebook di un nuovo attacco hacker da parte di alcuni scammers (dall’inglese scam=frode), il cui luogo d’origine non è stato, al momento, ancora identificato. La truffa è identica a quella già perpetrata ai danni di MySpace qualche anno fa: l’utente, in genere maschio, riceve una richiesta di amicizia da una bella ragazza. Sul profilo, di solito nella sezione Info, c’è l’indirizzo del suo sito web. Una buona parte degli utenti, spinti dalla curiosità, ci clicca sopra, e qua c’è la sorpresa: invece delle foto della ragazza, ci troviamo davanti un virus.

La truffa funziona così: una volta entrati nel sito appare un pop up con un falso avviso (simile a quello del firewall di XP/Vista) che ci avverte che nel nostro PC sono stati rilevati alcuni virus. Il falso antivirus ci chiede perciò di procedere alla scansione. Non fatelo, perchè cliccando su OK verrà scaricato il vero virus, che infetterà il computer.

Come possiamo difenderci da questo nuovo attacco? Innanzitutto vi invitiamo a cliccare sulle foto che trovate subito dopo il salto. La ragazza in foto ha nomi diversi, ma la faccia è sempre la stessa. Ed è l’ei l’esca utilizzata per questa nuova truffa. Perciò se ricevete una richiesta d’amicizia da questa bella biondina non accettate, anzi bloccatela subito.

La Procura Generale di New York contro Tagged

Ebbene si, il Procuratore Generale di New York, Mr. Andrew M. Cuomo, ha deciso di impiantare un procedimento penale nei confronti del social network Tagged.com. Il sito di scambio amicizia, è secondo le voci, colpevole di avere invaso la privacy delle persone iscritte al servizio, essendosi procurato in maniera non del tutto legale e fraudolenta le rubriche dei contatti personali degli iscritti, utilizzando poi questo enorme database di indirizzi per avviare la propria campagna di spam per l’iscrizione al sito.
Ma le accuse non finiscono qui. Infatti, Tagged.com non è solo accusato di utilizzo di spam partendo dalle e-mail dei propri utenti registrati, ma secondo la Procura Generale di New York, ma che avrebbe camuffato il mittente dell’invio della e-mail con l’amico dal quale è stato preso l’indirizzo. Questa operazione aveva inoltre una backdoor. Chiunque cliccava sulla foto del contatto per la visualizzazione delle foto, veniva immesso in una pagina di registrazione “obbligatoria” di iscrizione.