Facebook e i nickname, vittoria in Germania

Facebook nickname Germania

Durante gli ultimi giorni Facebook ha messo a segno un’importante vittoria nella battaglia legale sollevata dalla ULD, il Garante della privacy tedesco, per quanto concerne l’utilizzo dei nickname.

Il celebre social network in blu, così come noto, chiede agli utenti, al momento dell’iscrizione, di specificare con esattezza nome, cognome, indirizzo di posta elettronica, sesso e data di nascita e qualora tali dati siano forniti in maniera non corretta si potrebbe incorrere, in un secondo momento, nel blocco del profilo.

Power Ventures trascinata in tribunale da Facebook

 

 

 

 

Facebook e Power Ventures, si trovano l’una contro l’altra in tribunale, per risolvere un problema giudiziario legato a clausole, condizioni d’utilizzo e richiami legali dovuti alla privacy degli utenti. Il social network in blue, questa volta si trova dal lato dell’accusa (e forse per la prima volta non dell’accusato), verso la società energetica, con l’accusa di aver sottratto informazioni riservate dal sistema attraverso gli utenti.
Il team vertice di Facebook in accordo con Mark Zuckerberg, ha parlato di una violazione delle condizioni di utilizzo di Facebook, perchè Power Ventures, permetteva a tutti i suoi clienti di effettuare il login su alcuni network tramite una interfaccia realizzata ad hoc che permettesse di recuperare i dati registrati in precedenza su Facebook.

Studentessa USA porta la scuola in tribunale

tribunale

C’è una nuova paladina sul versante statunitense di Facebook: Katherine Evans, una studentessa di 19 anni del sud della Florida, ha creato una pagina per criticare la sua insegnante di Inglese. Fin qui niente di strano, se non fosse che su più di 200 milioni di utenti in tutto il mondo, la maggior parte dei quali crea pagine contro qualcosa, la scuola ha deciso di sospendere proprio lei, accusandola di bullismo.

Ma non si è persa d’animo Katherine, che ha fatto causa alla scuola. Il giudice federale ha stabilito infatti che la ragazza ha tutto il diritto di proseguire la sua azione legale per fare in modo che il provvedimento disciplinare pari a tre giorni di sospensione venisse cancellato dal registro.

I consumatori americani contro Facebook

Facebook Law

Siamo alle solite. Facebook in Tribunale, negli Stati Uniti d’America contro i cittadini. Questa volta a mandarlo sul banco d’accusa è stata una class action avviata dai rappresentanti dei consumatori. Secondo quanto pubblicato sul Financial Times, sono oltre 2.000 gli utenti di Facebook che si lamentano della gestione economica del social network in rapporto alle proprie applicazioni. Il caso sembra nasca dal fatto che questo migliaio di utenti iscritti a Facebook, si sia visto addebitare sulla propria carta di credito determinate spese (non autorizzate a monte) per l’utilizzo di giochi on line ed applicazioni eseguite attraverso il social network.

A partire da questa causa, il Senato americano, continua ad indagare sulle pratiche di marketing della società e soprattutto sulle pubblicità e gli annunci “trappola” presenti sul sito. Parliamo di quei banner laterali che parlano continuamente di aumento di popolarità mostrando formose modelle che incitano al “cliccare”.

StudiVZ esce vittorioso contro Facebook

Per l’ennesima volta è finito in tribunale. Non parliamo di un qualsiasi delinquente di basso borgo, ma del noto (se non il più noto social network al mondo) Facebook. Dopo le tante querele ancora una volta è stato in Tribunale, questa volta contro StudiVZ. Il sito di Mark Zuckerberg ha perso una causa legale contro un social network tedesco chiamato appunto StudiVZ, una causa avviatasi nello scorso Novembre 2008 da parte dei ragazzi di BigF, con l’accusa che il sito web della Germania avesse copiato sia il design che il funzionamento del social network.

Facebook e critiche on line: tocca ad un professore

Il nome che veniva utilizzato sul social network era ovviamente fasullo, ma erano pesanti le accuse degli allievi sui metodi educativi ed i modi di comportarsi durante la lezione in classe. Stiamo parlando di un docente di uno dei licei più noti di Milano che ha sporto una denuncia per diffamazione, querelando i ragazzi. Il professore però è stato contraddetto dalla Procura dei Minori nell’Istanza di archiviazione, perchè si è deciso di aprire un’inchiesta imputando la sua preoccupazione di far valere la propria autorità prima di essere un buon educatore. La vicenda nasce nella metà di Ottobre 2008, quando uno studente quindicenne, crea un gruppo di discussione tra i compagni di classe, tal da condividere le critiche sui comportamenti di questo insegnante di lingua inglese e soprattutto smistare tutte le frasi che giravano su di lui in Istituto.