Facebook, essere gelosi può portare alla depressione

Ebbene si, stando a quanto emerso da una recente ricerca condotta dalla University of Missouri-Columbia su 700 studenti, essere gelosi su Facebook può portare alla depressione. È infatti capitato a molti di scorrere la homepage del social network per visualizzare quanto condiviso dagli amici e di sentirsi poi inesorabilmente assaliti da un senso di invidia quanto si legge delle glorie di uno più contatti. Si tratta di un’abitudine che, seppur apparentemente innocua, a lungo andare può nascondere un grave pericolo per la salute.

Immagine che mostra il logo di Facebook tridimensionale su sfondo bianco

Margaret Duffy, una delle responsabili della ricerca, afferma infatti che “Se Facebook viene utilizzato come strumento per paragonare la propria vita con quella degli altri, può avere un effetto negativo sulla psiche.” aggiungendo inoltre che “Se utilizzato per constatare tutte le conquiste degli amici, il social network può portare ad invidia e, di conseguenza, ad una grave forma di depressione.“.

Facebook, più si hanno amici e meno si è generosi

Considerando il fatto che Facebook fa ormai parte a tutto tondo della vita delle persone non sorprende che di tanto in tanto vengano effettuati studi per cercare di capire che effetto riesce a sortire il celebre social network nella vita di tutti i giorni.

Immagine che mostra il logo di Facebook

A tal proposito stando ad un nuovo studio pubblicato sul sito internet dell’Università di Warwick sembrerebbe che le persone che hanno pochi amici su Facebook siano più generose di quelle che invece possono vantare un gran numero di amici sul social network.

Facebook risponde ironicamente allo studio di Princeton

Facebook risponde ironicamente allo studio di Princeton

Da uno studio pubblicato di recente dalla Princeton University è emerso che Facebook è come un’epidemia e che entro il 2017 potrebbe arrivare a perdere circa l’80% dei suoi iscritti.

A questa visione un po’, come dire, catastrofica del social network in blu la squadra alle spalle di Mark Zuckerberg ha scelto di rispondere in modo decisamente ironico mettendo l’università che ha effettuato la ricerca sullo stesso piano statistico in modo tale che sia altrettanto facile affermare che anche la Princeton rischia l’estinzione a breve termine.

Facebook è come un’epidemia

Facebook è come un epidemia

Sebbene la maggior parte di tutte le più recenti indagini e di tutte le ultime statistiche pongano Facebook al primo posto nella classifica dei social network maggiormente diffusi ed utilizzati di tanto in tanto vengono pubblicate anche interessanti ricerche che ipotizzano un futuro tutt’altro che roseo per il celebre servizio di Zuck.

A tal proposito la Princeton University ha pubblicato un recente studio condotto da alcuni ricercatori che paragona i social network alle malattie, secondo cui Facebook sarebbe come un’epidemia ed in base al quale potrebbe arrivare a perdere circa l’80% dei suoi iscritti entro il 2017.

Facebook è morto e sepolto per gli adolescenti in Europa

Facebook è morto e sepolto per gli adolescenti in Europa

Pur venendo identificato da anni come il social network per eccellenza Facebook a quanto pare ha stancato i più giovani.

Ad aver messo in risalto la cosa è stato un recente studio condotto su un campione di ragazzi europei aventi un’età compresa tra i 16 e i 18 anni. Lo studio ha evidenziato, appunto, come i giovani trovino Facebook sempre meno interessante e come tendano a mantenere i loro profili solo ed esclusivamente per restare in contatto con i parenti, per così dire, più anziani.

Facebook legge anche gli aggiornamenti di stato non pubblicati

Facebook legge anche gli aggiornamenti di stato non pubblicati

Il fatto che una volta iscritti a Facebook tutti i propri dati condivisi con il social network siano alla mercè del buon Zuck, della sua squadra e degli altri utenti e che pretendere l’assoluta riservatezza diventa praticamente impossibile è oramai un dato di fatto. Quel che tuttavia suona decisamente come nuovo e per certi versi imprevedibile è quanto emerso da un recente studio sul Self-Censorship, letteralmente “auto-censura”, realizzato da Adam Kramer, data scientist del social network, e Sauvik Das, dottorando presso la Carnegie Mellon University ed ex stagista presso il quartier generale di Facebook.

Lo studio mira a comprendere i fallimenti delle interazioni, vale a dire le ragioni della mancata pubblicazione in un aggiornamento di stato, e può essere visto come un prezioso elemento per escogitare suggerimenti in grado di far superare l’incertezza.

Facebook, un algoritmo rivela la stabilità delle coppie

Facebook, un algoritmo rivela la stabilità delle coppie

Chi si è chiesto, almeno una volta, se la propria relazione con il partner sarà più o meno duratura di certo troverà particolarmente interessante sapere che d’ora in avanti a rispondere ci penserà Facebook.

Stando infatti alla recente scoperta di Lars Backstrom, un ingegnere attualmente al lavoro proprio per il celebre social network in blu, e Jon Kleinberg, un analista informatico della Cornell University, Facebook sarebbe in grado di valutare se il rapporto di coppia tra due persone sarà duraturo oppure se si tratta soltanto di un’avventura.

Facebook: gli status svelano età, sesso e tratti della personalità

Facebook: gli status svelano età, sesso e tratti della personalità

Con un aggiornamento di stato su Facebook non solo è possibile rivelare agli altri utenti cosa si sta pensando in quel dato momento ma anche chi siamo svelando età, sesso e tratti della personalità.

La prova arriva da uno studio della Penn University pubblicato su Plos One. Lo studio, condotto da un team di ricercatori guidato da H. Andrew Schwartz, ha esaminato con analisi computazionali il linguaggio usato da 75 mila profili Facebook confrontandolo poi con i test di personalità compilati dagli stessi utenti.

Facebook, con un Mi piace è possibile comporre un identikit

Mi piace ricerca Microsoft

Il fatto che le preferenze e i comportamenti degli utenti iscritti a Facebook possano essere tracciati non solo esaminando le informazioni rese note da loro stessi ed i contenuti che sono stati pubblicati sulle pagine personali ma anche analizzando i vari Mi piace accordati non è sicuramente una novità.

Qualche tempo fa, infatti, Microsoft realizzò uno studio, in collaborazione con un istituto di ricerca israeliano, mediante il quale, appunto, veniva messo in evidenza proprio l’aspetto in questione.

Twitter può aiutare a dimagrire

Twitter dimagrire

Un vecchio detto dice che “l’Epifania tutte le feste porta via”, si, è vero, ma insieme alle festività purtroppo non porta con sé quei chili di troppo messi, appunto, durante il periodo natalizio che ci si ripromette di smaltire una volta ripresa la normale routine.

Le festività natalizie sono tuttavia terminate già da un bel pezzo ma se diete ed attività fisica non sono bastate allora Twitter (si, proprio lui!) potrebbe rivelarsi un valido alleato sui cui poter contare, almeno stando a quanto emerso dal recente studio condotto ricercatori della University of South Carolina’s Arnold School of Public Health.

Facebook è un’idea del Rinascimento

Facebook idea rinascimento 1500

Probabilmente la cosa potrà suonare strana a molti ma Facebook, icona dei tempi moderni e social network per eccellenza, non sarebbe un’idea così tanto originale poiché un qualcosa di analogo è già esistito, o almeno così pare, nel lontano 1500.

Si, esatto, avete proprio capito bene, un simil Facebook era già stato ideato in pieno Rinascimento quando mezzi come internet erano decisamente ben lontani dall’essere soltanto immaginati.

Twitter, calcolata la felicità e la tristezza degli italiani durante il 2012

Twitter felicità tristezza utenti italiani 2012

Il 2012 oramai trascorso è stato un anno particolarmente difficile, molto più degli altri, per il popolo italiano ed a certificarlo non è un sondaggio basato sull’opinione comune bensì l’immane quantità di tweet postati nel corso dei mesi dagli internauti del Bel paese che si servono di Twitter con sempre più maggior interesse facendone uno strumento mediante il quale informarsi e comunicare a tutti i propri pensieri.

Stando infatti ad un’analisi condotta da “Voices from the Blogs” sul social network cinguettante la maggior parte dei post pubblicati durante il 2012 sono stati dominati dalla tristezza e dalla rabbia mentre soltanto il 45,6% sono risultati comprensivi di una componente positiva.

Facebook, gli amici aumentano ed aumenta anche lo stress

Facebook stress

Stando a quelli che sono i dati emersi da un recente studio condotto da un gruppo di ricercatori della business school dell’Università di Edimburgo su un campione di 300 persone aventi un età media di 21 anni è stato evidenziato come gli utenti iscritti a Facebook ed aventi un considerevole numero di amici possano essere soggetti, almeno nella maggior parte dei casi, a forti condizioni di stress, specie se fra i contatti sono presenti datori di lavoro, colleghi e, nel caso dei più giovani, genitori e parenti vari.

La presenza di tali persone tra i propri amici su Facebook, infatti, può causare un aumento dello stato ansioso poiché la presentazione che l’utente fa di se stesso sul servizio di social networking potrebbe non essere vista di buon occhio dai propri amici online o almeno è questo il parare di un ampio numero di utilizzatori del celebre servizio di social networking.

L’utilizzo di Facebook rende più onesti?

Facebook onestà

L’obiettivo iniziale al quale Mark Zuckerberg ha puntato con la creazione di Facebook è stato quello di far restare in contatto i membri delle strutture di studio americane.

Quest’idea è stata poi soggetta ad un’evoluzione e Facebook, con il passare del tempo e con l’aumentare del successo, è andato a configurarsi come un valido sistema mediante cui riunire vecchie compagnie e permettere agli utenti di restare in contatti con i propri amici.