Zuckerberg e l’amore per i bambini

Vi avevamo già parlato della richiesta di abbassare il limite di iscrizione sui tredicenni sul social network più noto al mondo. Avere i minorenni su Facebook, sta scaricando una tensione non indifferente sul governo americano.

Sembra infatti che subito dopo che Mark Zuckerberg, il patron di Facebook abbia firmato questa richiesta al Governo Americano, specificando della necessità di abolire la regola che vieta ai minori di 13 anni di registrare un account, abbia portato a discussioni soprattutto molto importanti per l’etica.

7,5 milioni di iscritti a Facebook hanno meno di 13 anni

Ad oggi sono circa 7,5 milioni gli utenti su Facebook aventi un’età compresa entro i 13 anni e ben 5 milioni di essi, nello specifico, ne hanno 10 o sono addirittura più giovani.

I dati in questione, ottenuti da un sondaggio realizzato da Consumer Reports reso pubblico lo scorso Martedì ed effettuato su ben 2,089 individui, sta dunque ad implicare che un cospicuo numero di utenti impegnati nell’utilizzo del social network per eccellenza presenta un età inferiore, anche nettamente, rispetto a quanto richiesto da Facebook stessa per poter sfruttare il servizio.

Facebook: bambini ed adolescenti maggiormente a rischio di depressione

Secondo un recente studio condotto dalla  American Academy of Pediatrics, comprensiva di oltre 60.000 pediatri qualificati, Facebook, croce e delizia dei tempi moderni, costituirebbe un ulteriore fonte di pericolo per bambini ed adolescenti inclini ad un basso livello di autostima ed alla depressione.

Già in passato sono stati condotti ulteriori studi concernenti le medesime problematiche riguardanti però, prevalentemente, il mondo degli adulti ma, questa volta, l’attenzione degli studiosi si è invece concentrata sugli utenti rientranti nella più bassa fascia d’età e, a loro parere, ancor più inclini ad una problematica di questo tipo.

Su YouTube un video per spiegare il nucleare ai bambini giapponesi

Nuclear Boy è un simpatico cartoon che tenta di spiegare ai bambini la questione nucleare, in maniera comprensibile anche ai più piccoli. Il video, cliccatissimo su YouTube, è stato realizzato dal media artist Kazuhiko Hachiya, sulla base di una semplice analisi dello stato attuale della centrale nucleare di Fukushima.

Pur non essendo un esperto in materia, l’artista è riuscito a spiegare ai bambini cosa sta succedendo, grazie a un cartoon che si è trasformato presto in un virale. Il protagonista è Nuclear boy, un bambino col mal di pancia, paragonato nel video al terremoto. I suoi bisogni sono simili alle scorie radioattive, e le puzzette alle radiazioni che si liberano nell’aria. Per guarirlo, i dottori cercano di raffreddare la temperatura, e per evitare la diffusione delle scorie gli mettono il pannolino. Nel video c’è anche un paragone tra Nuclear boy e Chernobyl boy, per far capire ai bambini la differenza tra i due eventi.

Gogostat: tenere sotto controllo l’attività dei propri figli su Facebook

Facebook è oramai alla portata di tutti (a patto, ovviamente, che si disponga dei mezzi e degli strumenti mediante cui usufruirne), bambini ed adolescenti inclusi e, considerando i mille pericoli incontro ai quali è possibile andare girovagando online e, ancor più nello specifico, sui social network, un genitore potrebbe dunque ritenere necessario di dover adottare apposite misure preventive mediante cui evitare l’insorgenza di spiacevoli inconvenienti per i propri figli.

Tuttavia va però tenuto conto del fatto che, purtroppo, monitorare l’attività in rete dei ragazzi, in talune circostanze, potrebbe divenire una vera e propria impresa per cui appare necessario ricorrere all’impiego di appositi stratagemmi e servirsi di utili risorse come nel caso di Gogostat.

Si tratta infatti di un’apposita applicazione per Facebook, disponibile già da alcuni mesi che, in modo semplice, efficace e, sopratutto, completamente gratuito, consente di tenere traccia dell’attività dei figli sul noto social network.

Nel dettaglio, Gogostat agisce permettendo di monitorare foto e messaggi scambiati dai ragazzi, oltre ad offrire la possibilità ai genitori di visualizzare i profili dei nuovi amici.

Tutti i genitori potranno dunque star tranquilli circa l’attività dei “giovanissimi iscritti” a Facebook anche mediante la ricezione di tutta una serie di appositi messaggi informativi e grazie alla visione di appositi grafici che illustrano, nel dettaglio, l’attività dei propri figli.

Il social network della salute è made in Treviso

Gli studenti che hanno preso parte al progetto, sono oltre 2.500 e tutti tra gli 11 ed i 14 anni, iscritti alle scuole medie inferiori pubbliche e private. La partecipazione al progetto sperimentale QWERT è partita proprio da qui. Tutti i giovanissimi cresciuti nella società del web, sono infatti coinvolti in questo progetto di social networking che nasce con l’intento di promuovere il benessere e la salute tra i giovani.

La ricerca che parte nel 2008 dal Comune di Treviso, si basa su una serie di input offerti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sulle linee guida delle “Life Skills”, le cosiddette Abilità di vita. Questa rete sociale virtuale, si appoggia sull’infrastruttura più diffusa tra i giovani e della comunicazione web: il social network. QWERT è stato presentato proprio dal direttore generale dell’Ulss 9 di Treviso, Claudio Dario, insieme a Mauro Michielon, l’Assessore alle Politiche Sociali e Sanitarie del Comune di Treviso. La sinergia tra ente pubblico sanitario e la municipalità, ha fatto si che QWERT sia stato un progetto coinvolgente a grandi linee.

Facebook chiude il gruppo fan della strage di Termonde

Il primo passo della legislazione e di Facebook verso gli scempi dei gruppi on-line ha avuto luogo oggi alle 10.00. Facebook ha chiuso il gruppo che osannava la strage dell’asilo di Termonde in Belgio (l’uccisione di tre bambini ed una maestra). Questo gruppo nato in concomitanza con la strage, ha generato molte proteste e soprattutto richieste di chiusura. Molte infatti sono state le segnalazione a Facebook per chiudere il gruppo, si parla di oltre 4.000 utenti che hanno intimato il social network di chiudere il gruppo che osannava il killer.