Ti diamo un lavoro in cambio della tua password di Facebook, succede anche questo

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Immaginate di fare un colloquio di lavoro. Siete tranquilli e rilassati mentre rispondete alle domande di rito, quando l’esaminatore, ad un tratto, vi chiede di fornirgli la password del vostro account Facebook. Sulle prime pensate ad uno scherzo, ma il tipo insiste e vi avverte che, se vi rifiutate di fornirgli la password, il colloquio può pure finire qui. E voi, che avete proprio bisogno di quel lavoro, seppur a malincuore cedete alla sua richiesta.

Questa scena che descrive una palese violazione della privacy, purtroppo sta diventando una prassi in molte aziende americane che non si accontentano più di chiedere il nome utente Facebook di un possibile candidato (magari per controllare che non abbia parlato male dell’azienda proprio su FB), bensì pretendono anche la password, in modo tale da controllare completamente la social life di chi lavora per loro.

Negli Stati Uniti, il 95% delle aziende utilizzano i social network per raccogliere informazioni sui candidati, ma leggere gli status in bacheca, anche anche quando i post sono visibili al pubblico, non è più sufficiente. I potenziali datori di lavoro ora vogliono guardare dentro i vostri profili. Vogliono guardare nella vostra anima. Le foto più private, le chat più intime, tutto viene posto sotto esame.

Ma questo comportamento è ammissibile sotto il profilo legale?

Per l’American Civil Liberties Union (ACLU) la risposta è no. Entrare nell’account di un’altra persona è in primo luogo una chiara violazione del diritto alla privacy, nonché un reato federale. Ma se siamo noi a fornire volontariamente la password a una terza persona l’atto può essere considerato ancora reato?

La questione è controversa, e non sarà facile arrivare a una soluzione in tempi brevi, soprattutto se consideriamo che per molte persone la password di Facebook è preziosa quanto le chiavi del proprio appartamento.

E voi dareste le chiavi di casa ad un estraneo?

Via | The Atlantic

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