Facebook risponde ironicamente allo studio di Princeton

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Facebook risponde ironicamente allo studio di Princeton

Da uno studio pubblicato di recente dalla Princeton University è emerso che Facebook è come un’epidemia e che entro il 2017 potrebbe arrivare a perdere circa l’80% dei suoi iscritti.

A questa visione un po’, come dire, catastrofica del social network in blu la squadra alle spalle di Mark Zuckerberg ha scelto di rispondere in modo decisamente ironico mettendo l’università che ha effettuato la ricerca sullo stesso piano statistico in modo tale che sia altrettanto facile affermare che anche la Princeton rischia l’estinzione a breve termine.

Allo studio condotto dall’università il team scientifico di Facebook, costituito da a Mike Develin, Lada Adamic e Sean Taylor, ha infatti risposto con tanto di dati, tabelle e grafici evidenziando che Princeton potrebbe sparire del tutto entro il 2021 a causa della mancanza di nuovi iscritti e che entro il 2060 non ci sarà più aria disponibile sulla Terra.

Utilizzando la stessa robusta metodologia presente nel documento, abbiamo cercato di saperne di più su questa “Princeton University”, e non crederete a quello che abbiamo trovato: in linea con il principio scientifico “correlazione = causalità” la nostra ricerca ha dimostrato inequivocabilmente che Princeton potrebbe essere in serio pericolo e scomparire del tutto.

Ironia a parte dalla risposta data dalla squadra di Facebook emergono anche quelle che sono le reali ragioni del dissenso nei confronti dello studio. Facebook sostiene infatti che il paragone con un virus non può essere fatto poiché per quanto il social network di Zuck posta distogliere l’attenzione si tratta sempre sempre e comunque di processi culturali. Facebook sottolinea inoltre che anche la perdita massiccia di utenti entro il 2017 appare decisamente senza fondamento se si considera che il declino delle query su Google, prese in esame da Princeton per condurre lo studio, non dimostra molto considerando che oltre la metà del traffico del social network proviene dall’attività in connessione mobile.

Via | TechCrunch

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